I migranti: "Cambiateci la dieta, dateci vestiti e lavoro"

Protestano gli africani ospiti a Borgo Pace. La cooperativa: "Vogliono wifi e creme idratanti" FOTO L'incontro col sindaco

Borgo Pace, i migranti con il sindaco

Borgo Pace, i migranti con il sindaco

Borgo Pace (Pesaro e Urbino), 7 maggio 2015 - Sono arrivati in corteo pacifico fin sotto le finestre del Comune, in piazza del Pino, cantando e scandendo slogan, con dei cartelli con su scritto “We need Help” (ovvero, “Abbiamo bisogno di aiuto”): per realizzarli hanno usato le fotocopie del corso di italiano che seguono per venti ore a settimana. Niente di violento, anche se qualche cittadino borgopacese si è un po’ allarmato, ma anzi tanta dignità e delle rivendicazioni da presentare alle autorità. Si sono mossi anche carabinieri e polizia locale associata, ma gli agenti sono rimasti inoperosi poiché tutto è stato civile ed ordinato.

Questa è stata la mattinata movimentata di oltre trenta migranti (foto) ospitati all’hotel La Rupe e gestiti dalla Cooperativa Labirinto che nella mattinata di ieri hanno manifestato civilmente per avere migliori condizioni di vita. La situazione è stata risolta dall’intervento del sindaco Romina Pierantoni che ha invitato tutti i manifestanti a salire nella sala del consiglio per ascoltare le loro richieste. Dialogando direttamente con i migranti in francese ed in inglese il sindaco ha preso nota di tutte le rimostranze presentate dagli ospiti della struttura La Rupe. Micheal viene dal Gambia, era un marinaio e con la sua nave ha girato mezzo mondo, «ma nessun viaggio è stato terribile come l’attraversamento del Canale di Sicilia», racconta, lui è uno dei portavoce: «Tra di noi ci sono alcune persone che stanno male, soprattutto le donne.

Gli operatori della struttura non ci curano sul serio, ci danno soltanto una pasticca: la stessa per ogni tipo di malattia. Dovrebbero esserci molte persone che ci assistono, invece per 40 c’è un solo operatore. Non abbiamo scarpe, vestiti o il minimo per l’igiene: ci viene dato soltanto uno shampoo con il quale lavarci e che utilizziamo anche per lavare i nostri vestiti a mano. In un mese non ci è mai stata cambiata la biancheria del letto e ci viene dato soltanto un biglietto dell’autobus al mese. Non mangiamo mai carne mentre il pesce una volta al mese e ogni giorno abbiamo lo stesso menù da oltre quaranta giorni. Molti di noi hanno problemi di costipazione o crisi di vomito. Periodicamente ci spettano soldi e una carta per le telefonate ma noi abbiamo ricevuto la carta telefonica appena arrivati e non abbiamo più visto soldi».

Il sindaco Romina Pierantoni ha preso nota di tutte le loro rimostranze in un documento che poi ha fatto firmare ai migranti: «Mi farò portavoce delle loro istanze presso le autorità competenti, chiedendo che venga fatto il possibile per queste persone e che venga verificata la situazione». Per finire, rendendo onore alla genuina accoglienza che il paese ha sempre riservato a queste persone, il sindaco ha improvvisato un piccolo spuntino per tutti gli ospiti della struttura, che l’hanno salutata con un caloroso applauso.

 

La cooperativa: "Protestano perché vogliono wifi e creme idratanti"

«Protestano perché non hanno wifi e creme idratanti per il corpo – è questa la versione di Pino Longobardi, referente della Cooperativa Labirinto che gestisce la quasi totalità dell’accoglienza dei migranti in provincia –. La situazione è sotto controllo e già nel pomeriggio di ieri dopo aver parlato con loro ho spiegato la situazione. In realtà tutta la protesta è stata dettata dalla tensione e dal nervosismo dato dall’attesa della commissione sul emigrazione che dovrà decidere il loro futuro. C’è gente che attende di essere convocata da sette mesi e capite l’incertezza di vivere così».

Longobardi si difende anche da ogni altra accusa: «La salute di tutti è sotto controllo, ci avvaliamo spesso del pronto soccorso per sottoporre i pazienti ai medici, mentre sulla dieta sono loro che ci chiedono di dare sempre più spesso riso. Molti di loro sono vittima di reumatismi, una malattia per loro sconosciuta che li preoccupa molto, ma che è dettata dal cambiamento di clima. La carta telefonica viene concessa una tantum e tutti l’hanno ricevuta all’arrivo, mentre il pocket money, così si chiama la “paghetta” di 2,5 euro al giorno, viene erogata il 6 di ogni mese quindi è normale non sia ancora arrivata. Consegnamo puntualmente alla Prefettura la ricevuta di ognuno di questi pagamenti e due incaricati del Prefetto hanno il compito di controllare che tutto sia svolto in modo corretto. Due ospiti della struttura, nonostante i chiarimenti, hanno chiesto di essere spostati altrove, e verranno esauditi».