Urbino, 17 gennaio 2014 - VITTORIO SGARBI, il famoso critico d’arte con un passato da deputato e sottosegretario con Forza Italia e da sindaco di San Severino Marche e Salemi, si candida con i Verdi alle primarie del centro sinistra a Urbino ed ha già in testa la sua giunta ideale, fatta di tecnici e grandi nomi, vuole la restituzione della Pala di Brera sottratta alla città, la costruzione di un triumvirato che coinvolga Comune, Università e amministrazione del Palazzo Ducale. Dopo aver chiesto a gran voce l’abbattimento del parcheggio di Santa Lucia, ha annunciato che sarà sindaco ma anche duca di Urbino, «città non qualunque».

Ma come è nata l’idea di candidarsi a sindaco a Urbino?
«Quattro anni fa, durante una conferenza su Caravaggio ho conosciuto il vice sindaco della città, Lorenzo Tempesta, che mi ha detto che dovevo essere il sindaco di Urbino perché è una città d’arte. Negli anni la proposta è tornata, consolidata da Gianluca Carrabs, e si è concentrata con l’ipotesi di una candidatura, attraverso il passaggio delle primarie del centrosinistra. Coi Verdi sarebbe giusta la mia candidatura perché io ho sposato le battaglie dei Verdi e sono stato più verde di loro; non potrei mai presentarmi con i grillini o con il centrodestra».

Ma lei si è candidato ed è stato eletto con la destra in passato.
«Il mio passato col centrodestra precede Berlusconi. Sono entrato in Parlamento ben prima di lui; inoltre ma ho seguito il movimento di Panella. Io da tempo sono identificato, in quanto amico di Berlusconi, di centrodestra ma non lo son affatto. La candidatura con i Verdi permetterebbe la partecipazione alle primarie per esprimere un’area di centrosinistra che non corrisponde al Pd».

Ha un particolare rapporto con Urbino?
«No, ma Urbino è la capitale universale dell’arte. Urbino è Parigi, è New York, è il mondo. Sembra fatta apposta per me: non è un’idea mia, io non ci avevo mai pensato, ma dopo 10 anni da presidente dell’Accademia di Belle Arti il rapporto si è creato. Se il sindaco di Urbino non sono io, dovrebbe essere comunque un uomo d’arte».

Cosa farebbe per Urbino?
«Per prima cosa stabilirei che il sindaco è il duca di Urbino, perché non è un sindaco qualunque, quindi creerei il “sinduca”. Punterei alla restituzione, per almeno sei mesi, della Pala di Brera perché va ridata alla città di Piero. Queste sono le cose da fare e non il parcheggio di Santa Lucia: quello va bombardato, oppure coperto d’edera perché non si può vedere; rappresenta per Urbino quello che è Marghera per Venezia».

E se non dovesse farcela?
«Escludo di poter perdere alle Primarie, ma nell’eventualità sono disponibile a lavorare per Urbino, senza pormi come antagonista di nessuno».

Chi vede nel futuro di Urbino al suo fianco?
«Se dovessi immaginare una giunta, penserei a dei politici-tecnici: il modello esemplare era Volponi, ma come tecnico puro immaginerei Flavio Vetrano, che ho sentito parlare ieri ed è bravissimo. Gli assessori ideali sarebbero Petrini (Slow Food), Cucinelli (cashmere), Oscar Farinetti di Eatitaly. Tra i concorrenti si potrebbe recuperare Londei, che farebbe il sindaco per i cittadini stanziali».

Altre proposte?
«Creare un triumvirato tra Comune, Università e chi amministra Palazzo Ducale».

Lara Ottaviani