La scomparsa di Luca Ronconi nel ricordo del Rof

Il regista milanese, scomparso sabato sera, in agosto aveva diretto l’Armida: «A Pesaro ho fatto molte cose divertenti» FOTO / La lunga carriera di Ronconi FOTO / Lutto nel mondo del teatro

Grande regista: Luca Ronconi al Rof ha diretto anche un mitico ‘Il viaggio a Remis’ del 1984, che lanciò il festival

Grande regista: Luca Ronconi al Rof ha diretto anche un mitico ‘Il viaggio a Remis’ del 1984, che lanciò il festival

Pesaro, 22 gennaio 2015 - Tra i tanti omaggi a Luca Ronconi, il regista teatrale scomparso ieri sera all’età di 82 anni, c’è stato anche quello del Rossini Opera Festival, che con il Maestro aveva un solido rapporto fin dai tempi di un clamoroso Viaggio a Reims, come conferma l’intervista di questa estate, quando Luca Ronconi era tornato a Pesaro per la regia di Armida. Ve la riproponiamo.

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«TORNO a Pesaro perché sono affezionato al Rof e alla città: qui, da ghiotte a belle, le ho fatte tutte».

Chi parla è Luca Ronconi, regista di “Armida”, l’opera che inaugurerà il festival domenica 10 agosto all’AdriaticArena. Quella di “Armida” è una seconda opportunità che il Maestro si concede a 21 anni di distanza dalla sua prima regia dell’opera, nel 1993.

«Dopo tanto tempo occorre fare i conti con ciò che mi incuriosiva allora e ciò che mi incuriosisce oggi. Uno dei vantaggi di questo secondo approccio è quello di rileggere il libretto, altrettanto musicale come l’opera. L’autore, Giovanni Schmidt, ha fatto un lavoro molto serio sulla Gerusalemme Liberata rispetto alla librettistica coeva. Le situazioni drammaturgiche sono quelle che derivano, pari pari, dal poema del Tasso, semplicemente ridotte entro schemi di routine, non solo rossiniani».

Come ha trovato Pesaro?

«Non si può negare che i tempi siano cambiati. APesaro ho fatto alcune delle cose più divertenti. Ma oggi non è facile divertirsi. Il Rof sa che ha a che fare con tempi estremamente mutati e riconosce quando si lavora in condizioni di emergenza: ribadisco che ho accettato per affetto».

Cosa ne pensa dell’AdriaticArena?

«Il Teatro Rossini è senz’altro lo spazio più adatto, un alveo più accogliente e appropriato rispetto ad un palazzo dello sport, fatto apposta per far venir fuori certe memorie di opere all’aperto. Comunque sono condizioni accettate, non subite ».

Come ha lavorato su Armida?

«Non mi sento di prendere Armida come grande dramma dello spirito o affresco eroico. Qui si parla solo di inganno e d’amore. Armida vuole infinocchiare e rimane infinocchiata. In Tasso la magia è soprattutto sensualità, in teatro c’è l’aspetto magico ma è automatico perché il teatro è magia. La parte eroica della Gerusalemme Liberata è stata espunta ma nei venti minuti di danza del secondo atto, di sapore contemporaneo, compaiono personaggi ed elementi del poema accantonati dal librettista».

Le sue impressioni sulla giovane primadonna, Carmen Romeu.

«Di lei penso tutto il bene possibile. E’ una bella donna, recita benissimo ed è arrivata preparatissima. Quando c’è lei in palcoscenico, c’è».

Programmi futuri?

«Ultimamente faccio poche opere, soprattutto a Milano, sia per motivi di salute sia perché l’andazzo che ha preso il teatro d’opera non mi piace. Non mi piace la globalizzazione fatta dalle agenzie. Ogni teatro deve avere una sua identità, come accade a Pesaro».

In apertura del festiva verrà proiettata la registrazione Rai de “Il Viaggio a Reims” del 1984 che ebbe lei com eregista. Che cosa ricorda di quello spettacolo leggendario?

«Ricordo la discussione molto accesa con Claudio Abbado sull’impianto scenico dell’opera, sul corteo che partiva dalla piazza per approdare al Pedrotti come anche i capricci di una primadonna della quale Abbado doveva annunciare l’indisposizione cosa che, da sornione qual era, non fece, scatenando il finimondo».