Peripezie omeriche

Pesaro, 20 luglio 2014 - Peripezie omeriche all’interno della sanità pesarese. Dove l’ospedale unico, anziché approdo sicuro, è una babilonia di rimandi per il povero paziente, preso in custodia di volta in volta da operatori frustrati: chi inveisce contro la politica locale, chi prova ad esercitare la pazienza di Giobbe. Un incidente in scooter, una frattura scomposta all’òmero (appunto) e comincia il viaggio.

E’ toccato a uno di noi, in redazione, e così lo raccontiamo. L’infortunio il 10 luglio: tre ore fra pronto soccorso, radiologia e ortopedia a Pesaro, la diagnosi e l’assicurazione: «La chiameremo a breve per l’intervento». La chiamata giunge il giorno dopo, ma solo per dire che la caposala va in ferie e che bisogna richiamare il lunedì. E l’assicurazione: «Resti a digiuno che il 14 l’operiamo». Il lunedì, al digiuno si aggiunge l’attesa. Quanto alla telefonata (dopo estenuanti tentativi) si risolve con il classico «Le faremo sapere». Passano i giorni. Il giovedì ci si risolve in un gesto ardito: si va dal primario. Il quale ammette: «Siamo in difficoltà, ma entro lunedì facciamo l’operazione». A Fano. Chiama l’infermiera: «Si presenti venerdì alle 7,30. A digiuno». Tutti gentili, peccato però che anche questo appuntamento salti. Il prossimo è fissato per domani. L’ospedale unico, tra Pesaro e Fano, conta 17 ortopedici. Appello: trovatene uno per questo povero òmero ormai calcificato.