Basket: "La monetina? Una decisione politica, voluta dai socialisti"

La decisione della Fip che punì Pesaro. Guido Carlo Gatti: "Pressioni fortissime a favore di Milano"

MAGGIO 1989 Meneghin steso nella ambulanza fuori dal palas:  una sceneggiata

MAGGIO 1989 Meneghin steso nella ambulanza fuori dal palas: una sceneggiata

Pesaro, 31 ottobre 2014 - Guido Carlo Gatti, lei in quel campionato del lancio della monetina a Dino Meneghin era general manager della Scavolini.

Si ricorda come andarono le cose?

«Forse ho dimenticato qualche nome ma la sostanza me la ricordo bene».

Il giudice Pierfrancesco Casula scrive nel suo libro che il verdetto favorevole al Pesaro venne rovesciato letteralmente dalla sera alla mattina dopo.

«E’ vero che un certo punto la decisione unanime della commissione era per il rigetto del ricorso di Milano».

E che avvenne?

«Avvenne che il presidente della commissione venne convocato dal ministero e lasciò il posto al vicepresidente, uomo legato all’ambiente milanese».

Intende dire che a un certo punto spuntò fuori la politica?

«Intendo dire che ad un certo punto ci fu l’intervento della coppia milanese socialista Tognoli - Pillitteri, con un probabile coinvolgimento anche più in alto».

Ma come motivò il nuovo presidente di commissione la clamorosa marcia indietro?

«Era stato tirato in ballo anche il Coni che fornì quello che potremmo chiamare un “fumus” giuridico del caso».

Che vuol dire?

«Per quanto riguardava soprattutto il calcio, il Coni stava portando avanto il principio della responsabilità oggettiva delle società ospitanti per quanto riguardava l’incolumità e il trattamento della squadra ospitata».

E allora?

«Se noi del basket avessimo deciso diversamente dando torto a Milano squadra ospite avremmo in qualche modo sovvertito il sistema in atto».

Secondo lei perché si smossero autorità così in alto?

«Perché c’era da salvare Milano che navigava in cattive acque e rischiava il fallimento, tanto è vero che, per chi se lo ricorda, quell’anno Milano vinse poi lo scudetto a Livorno in maniera a dir poco rocambolesca alla quinta partita di playoff».

Era la famosa «Milano da bere».

«Sì, mi ricordo che quando andammo a giocare a Milano il pubblico cominciò ad applaudire freneticamente quando apparve Lorella Cuccarini, allora testimonial della Scavolini e Tognoli e Pillitteri, presenti in tribuna, erano già in ansia».

Quando ebbe la sensazione che tutto fosse ormai perduto per la Scavolini?

«Quando telefonai a Valter Scavolini raccontandogli l’intero svolgimento dei fatti e l’onorevole Arnaldo Forlani, che era con lui, gli disse che, visto come si erano messe le cose, ormai c’era ben poco da fare».

Nel profondo del suo cuore lei però ha sempre avuto un’altra versione dei fatti di allora...

«E’ vero».

Ce la dica, tanto ormai da allora è passato quasi un quarto di secolo.

«Sono convinto che la monetina venne lanciata dai milanesi».