Pesaro, 13 agosto 2012 - L’ADRIATIC ARENA, la chiocciolona ingiustamente sepolta da costruzioni anonime, che ospita ogni anno uno spettacolo del Rof, trasformandosi in “Teatro Olympe Pélissier”, è stato il luogo del trionfo di “Matilde di Shabran” 2012. Trionfo annunciato dato che l’opera già nella sua rappresentazione pesarese del 2004 era stata un gran successo sia per la presenza di Juan Diego Florez, splendido Corradino, sia per quella scala di Sergio Tramonti al centro del palcoscenico, unico e meraviglioso oggetto scenico emblema di castelli, fortezze e difficoltà sia ambientali che caratteriali, sia per quel diluvio di splendida musica di cui è composta.
Atmosfera vivida da grande prima: incontri, complimenti, riverenze orientali, baci mediterranei da gran galà, sete, strass, sciarpe sfiziose per un’areazione considerata troppo forte, “smanigli” – per dirla alla Rossini – e anelli sontuosi e faraonici come detta la moda; collier di tutte le fogge, dagli splendidi coralli rosa di Ida Ugolini, alle “perlone” finte, alle pietre di fiume, agli intrecci etnici; spille e pendenti grandi come semafori abbinati a scarpe “taccatissime” piene di sbrilluccichi. Il rito esibitorio dell’apparire, ormai riservato ai salotti privati in segno di falsa austerity, ha avuto la sua rivincita. Personaggi noti – Natalia Aspesi con i Tittarelli – cinesini anonimi, giovani palestrati e vecchie “carampane”, presenzialisti e appassionati sinceri, tutti consci di vivere una splendida avventura.

POI LA VOCE dell’organizzazione scandisce il tempo, l’orchestra già schierata accorda gli strumenti, le luci si abbassano un po’. È il momento più bello ed emozionante del rito teatrale, un’aria sospesa di attesa e di speranza: entra il direttore e questa sera il direttore d’orchestra è Michele Mariotti, il ragazzo di casa nostra, il nipote della tua amica del cuore, lo studente del nostro Conservatorio allevato a pane e Rossini diventato una grande star. Lo riconoscono tutti i pesaresi, lo applaudono tutti i forestieri con una carica di ammirazione speciale, come se ogni singolo applauso gli possa arrivare come carezza. Dopo un attimo magico di silenzio palpitante, il gesto delle belle mani di Michele fa entrare proprio lui, Gioachino! Quest’anno poi l’emozione è stata più febbrile, perché i giornali hanno rivelato la storia d’amore del direttore d’orchestra con la bella interprete della Matilde del titolo; e il gossip, si sa, funziona sempre. Il Rof aveva già proposto nel 1996 “Matilde di Shabran” incappando, per quegli strani giochi sostitutivi, in Juan Diego Florez un giovanissimo tenorino peruviano. Era stato come scoprire una stella di prima grandezza che ancora oggi, dopo una carriera luminosissima, spopola nel ruolo di Corradino senza cuore; ormai il Corradino bello e crudele che scopre l’amore in ritardo, è lui con i suoi ricci neri i suoi occhi di velluto e la sua voce entusiasmante.

QUEST’ANNO Matilde è il soprano russo Olga Peretyatko, bellissima, venuta a Pesaro nel 2006 per frequentare i corsi dell’Accademia rossiniana, dalla quale ha spiccato un volo alto con un repertorio vasto e interessante; Olga è stata una splendida Matilde vestita di rosso, elegante, disinvolta, aggraziata con una vocalità meravigliosa illuminata dalla padronanza della lingua italiana e del senso delle parole del testo cantato. Quello di Matilde è uno dei ruoli nei quali Rossini inneggia al femminismo in contrapposizione a quello del misogino e rigido Corradino. L’amore naturalmente trionfa dopo quasi quattro ore di musica meravigliosa che Michele Mariotti ha diretto sapientemente ottenendo dall’Orchestra e dal Coro del Teatro Comunale di Bologna e da tutti gli ottimi cantanti risultati emozionanti.

OLTRE i due protagonisti stellari, bravissimi: Paolo Bordogna, un Isidoro strampalato e simpaticissimo; Anna Goryachova nel ruolo “in travesti” di Edoardo, Marco Filippo Romano in quello di Raimondo Lopez, Nicola Alaimo il generoso e corposo dottor Aliprando insieme a Chiara Chialli la Contessa invidiosa e traditrice e Giorgio Misseri e Ugo Rosati. Il gran battere di piedi in segno di approvazione, ha messo a repentaglio il pavimento “posticcio” della grande sala perché sembrava a tutti che le mani e le voci non bastassero a esprimere gioia, gratitudine, appagamento musicale e commossa ammirazione per tutti.

Ivana Baldassarri