Pesaro, 23 ottobre 2013 - BELLA è bella. Di essere un talento del canto lo ha dimostrato: tanto che se spontaneamente non vi avesse rinunciato, avrebbe calcato il palcoscenico dell’Arena di Verona e del Gran Teatro di Roma, proprio in questi giorni, dando voce alla versione italiana di una giovane Capuleti nel nuovo spettacolo prodotto da David Zard «Romeo & Giulietta. Ama e cambia il mondo». Poi a dieci giorni dal debutto Maria Luce Gamboni, 18 anni appena compiuti, ha preferito salutare tutti per tornarsene a casa, a Pesaro, dove ha ripreso la sua quotidianità: scuola al mattino (quinto anno di liceo classico Mamiani), compiti, ottavo anno di Conservatorio, volontariato con l’Avo in ospedale, amici e messa la domenica nella parrocchia di Loreto dove è letteralmente cresciuta. Rimpianti: nessuno. Umore: alto.
Che cosa è successo?

«Ho rinunciato al mio ruolo di protagonista, quello di Giulietta, perché prevedeva una scena di seminudo».
La scena d’amore tra Giulietta e Romeo...
«Sì. Ho capito che non sarei mai stata a mio agio nell’espormi in pubblico indossando una tunica trasparente e poco altro. Così ho chiesto al regista di entrare in scena con sotto della biancheria intima. In un primo momento la cosa sembrava fattibile poi le ragioni dello spettacolo hanno prevalso per cui se non avessi rispettato il costume di scena, l’unica alternativa era... la sostituzione».
Come è stato lasciare lo spettacolo?
«Sono orgogliosa di averlo fatto. Quando ho lasciato la produzione la mia ultima frase è stata: “Me ne vado. Ho perso contro di voi perché non ho ottenuto ciò che chiedevo, ma ho vinto con me stessa perché al denaro e al mio sogno ho preferito il mio pudore”».
Lo rifarebbe?
«Assolutamente sì. Il motivo che mi ha mosso è personale: la scena di nudo significava scendere ad un compromesso per me insostenibile. Mi piace cantare, ma non a tutti i costi. Vorrei specificare una cosa».
Prego.
«Il mio non è un giudizio sulla nudità in contesti artistici, sia ben chiaro. E’ solo che personalmente accettare quel costume di scena voleva dire negare principi in cui credo, fortemente radicati nella mia coscienza di cattolica e di donna. In generale poi non condivido la consuetudine ormai diffusa ovunque e comunque della donna assimilata ad un corpo nudo».
Che cosa ha fatto subito dopo?
«Ho chiamato mia mamma per dirle che la sera stessa avrei preso il treno per tornare a casa».
Era al corrente?
«No. Mi ha chiesto perché. Quando le ho spiegato mi ha capito ed è stata contenta. Anche don Giuseppe e i miei amici hanno apprezzato la mia scelta».
Poi hai preso carta e penna e ha scritto una lunga lettera ai suoi compagni di classe pubblicata dal Nuovo Amico...
«Vero. In treno ho avuto modo di scrivere tutto quello che ho imparato da questa vicenda. Mica perché mi sento di insegnare qualcosa a qualcuno, ma perché ritengo importante aver verificato che non scendere a compromessi è possibile e dà una grande soddisfazione. Non bisogna avere paura di far prevalere le proprie idee, di ragionare sempre con la propria testa e mai farsi trascinare. Insomma di saper rinunciare a delle opportunità, se si capisce che una esperienza non è adatta, giusta per se stessi».
 

Solidea Vitali Rosati