Lucia Annibali, a Pesaro l'anteprima della fiction dell'acido

Al termine della proiezione il regista e gli attori hanno risposto alle domande dei ragazzi delle scuole superiori

Lucia Annibali con l'attrice Cristiana Capotondi (Ansa)

Lucia Annibali con l'attrice Cristiana Capotondi (Ansa)

Pesaro, 22 novembre 2016 - "Io ci sono", il film in onda stasera alle 21.25 su Rai 1, sulla storia di non amore di Lucia Annibali, è stato proiettato in anteprima stamane al cinema Sperimentale di Pesaro di fronte ad un pubblico di ragazzi delle Superiori.

Lacrime, applausi, emozioni  per due ore di un dramma che la città ha vissuto intensamente tre anni fa visto che vittima e responsabile sono di Urbino e Pesaro. Un film che parte col lancio dell'acido in faccia a Lucia e che il regista Luciano Manuzzi ha saputo rappresentare in meno di due ore di riprese capaci di toccare le corde più profonde del pubblico pesarese.

Perché è nella città di Rossini che è accaduto tutto in quel lontano 16 aprile 2013, quando la giovane avvocatessa Lucia Annibali viene aggredita rincasando alle 21.30 col lancio di acido al volto. Ed è proprio quel momento il punto iniziale del film, è da lì che l'inferno andata e ritorno di Lucia viene ricostruito attraverso la recitazione di Cristiana Capotondi e Alessandro Averone, la Lucia e il Luca Varani della vita reale,che attraverso una serie di flash back rivivono la loro storia "fin troppo banale" secondo le parole di Cristiana Capotondi. 

Nel film recita una parte un protagonista della realtà, l'avvocato di Lucia, il legale pesarese Francesco Coli, il quale traccia con l'arringa la figura di Varani, come quella di un uomo che non potendo avere per sé Lucia decide che non dev'essere di nessun altro.

Subito dopo il film, gli attori, il regista, il produttore Barbagallo, il pm inquirente  Monica Garulli e il sindaco di Pesaro Matteo Ricci (Lucia non era presente) hanno risposto alle domande dei ragazzi augurandosi che l'esempio di Lucia dia forza a tutte le donne che stanno subendo violenza di presentare denuncia. Infine, c'è stata presentata nel vicino piazzale Collenuccio una panchina rossa realizzata dagli studenti della scuola d'arte Mengaroni. Vuol essere il simbolo di come questa storia non possa essere dimenticata e da cui si deve ripartire per un sano rapporto tra un uomo e una donna.