La vera star de “La donna del lago”? È Michele Mariotti

Dieci minuti di applausi alla prima in occasione dell’apertura del Rof. Si affermano le stelle Salome Jicia (Elena) e Varduhi Abrahamyan (Malcom)

Salome Jicia e Juan Diego Florez (foto Amati Bacciardi)

Salome Jicia e Juan Diego Florez (foto Amati Bacciardi)

Pesaro, 9 agosto 2016 - Oltre dieci minuti di applausi finali alla prima de La donna del lago, opera di apertura della 37esima edizione del Rossini Opera Festival. Nel preromantico e decadente allestimento di Damiano Michieletto, pieno (forse troppo), di rimandi alla memoria, di deja vu più che di rimpianti, l’opera è stata salutata con affetto dal popolo del Rof.

Se la regìa ha lasciato qualche perplessità, la musica e l’esecuzione di questa partitura no.

L’Orchestra ed il Coro del Teatro comunale di Bologna, sotto al guida sapiente, sicura ed energica di Michele Mariotti hanno infiammato la platea.

Il suo è stato di gran lunga il ruolo più faticoso. Cercare di legare nel ritmo e nelle intenzioni una partitura per sua stessa natura mutevole, sfuggente come l’acqua del lago che si intravedeva sul palco. E il maestro pesarese è stato abile nel guidare tutti in un percorso pieno di saliscendi, di impervi cambi di situazioni. A partire da quelli che la partitura imponeva ai cantanti.

Nel cast, (un sapiente mix di stelle e giovani talenti), sono state le interpreti femminili – il soprano Salome Jicia (Elena) e Varduhi Abrahamyan (nel ruolo dell’innamorato Malcom) –, ad aver raccolto più consensi.

Per il mezzosoprano armena, al suo debutto al Rof, una vera e propria standing ovation. La sua voce sicura ed efficace nel ruolo dell’innamorato Malcom è apparsa come la più potente delle novità. Ma anche i colori e la grazia dell’altra debuttante, Salome Jicia sono stati una gradita sorpresa.

E’ il caso di dire che il Rof ha trovato due nuove stelle pescando, come nell’ultimo caso, dal ricco e prezioso vivaio dell’Accademia rossianiana. Tanti applausi anche al divo Juan Diego Florez. Al tenorissimo è concesso tutto, persino una partenza in sordina.

D’altra parte i colori della sua voce, l’impareggiabile abilità nel dominare le partiture rossiniane (persino quelle preromantiche come Tell e Donna del lago), ne fanno il fuoriclasse che tutti conoscono. Meno convincente a nostro avviso la prova di Michael Spyres, alle prese con il personaggio più difficile (Rodrigo), dal punto di vista tecnico con i suoi salti d’ottava.

Spyres e Florez ne "La donna del lago" al Rof 2016
Spyres e Florez ne "La donna del lago" al Rof 2016

La grande escursione tra i toni più scuri e quelli acuti non era certo agevole ed il tenore americano soprattutto sui registri alti ha evidenziato qualche limite, soprattutto nel primo atto. Meritava forse qualche applauso in più il basso baritono Marko Mimica che invece ci è sembrato un Douglas molto convincente. Ma la vera star è sempre Michele Mariotti.