L’Accademia Raffaello non riesce ad eleggere il presidente

Ottantadue voti a testa per i candidati Filippo Marra e Luigi Bravi. Si torna alle urne tra un mese

Al centro il senatore Giorgio Londei durante le operazioni di spoglio delle schede

Al centro il senatore Giorgio Londei durante le operazioni di spoglio delle schede

Urbino, 13 dicembre 2015 - Ottantadue voti contro ottantadue voti e tre schede bianche. Per la prima volta nella sua storia, l’Accademia Raffaello di Urbino non è riuscita a eleggere il suo presidente.

Per questo motivo il presidente uscente, il professor Giorgio Cerboni Baiardi, rimarrà in carica ancora per un mese perché – a seguito del pareggio – gli accademici hanno stabilito su proposta del presidente delle operazioni di spoglio, il senatore Giorgio Londei, di convocare una nuova assemblea tra un mese.

Dunque è tutto da rifare, nonostante gli accademici siano giunti questa volta veramente in gran numero a Palazzo Ducale per l’assemblea che prevedeva, tra le altre cose, la ratifica di cinque nuovi accademici: Vilberto Stocchi, magnifico rettore dell’Università di Urbino, l’avvocato Andrea Gherardo Ligi di Roma (discendente di Pompeo Gherardi, cittadino urbinate che segnò la storia del nostro Ottocento), il professor Michele Betti dell’Ateneo di Urbino, il musicista urbinate Daniele Di Gregorio – tra i maggiori percussionisti al mondo – e poi ancora un musicista urbinate di grande fama internazionale, Raphael Gualazzi.

Il presidente uscente, Baiardi, ha annunciato che l’Accademia Raffaello è in lista d’attesa per poter rientrare dei finanziamenti statali non più accessibili da anni e nel suo commiato – motivato anche dall’età avanzata – non immaginava certo di dover protrarre ancora per un mese il suo ruolo.

Marra e Bravi hanno poi preso la parola esponendo il loro programma, ma in realtà gran parte degli accademici aveva già compilato la scheda per il voto e dunque ascoltando le prospettive che suggerivano entrambi, i giochi erano forse già fatti. Filippo Marra ha ribadito la sua intenzione di sviluppare le sinergie con le istituzioni urbinati, così come Bravi il quale ha ricordato a tutti il motto dell’Accademia: “Onoriamo le arti”.

Per Marra il consiglio uscente, di cui faceva parte come vicepresidente, ha fatto cose importanti, ma ora serve una nuova mentalità. La stessa che chiede Bravi. Forse per questo hanno fatto pari.