Capitale della Cultura, Sgarbi: “Urbino non correrà, evitare penose competizioni”

L’assessore alla Rivoluzione polemizza con il ministro Franceschini

Vittorio Sgarbi e il ministro Franceschini

Vittorio Sgarbi e il ministro Franceschini

Urbino, 31 marzo 2015 - Ancora brucia l’esclusione di Urbino tra le città candidate a Capitale della cultura europea 2019. E pensare che Jack Lang, l’ex ministro della cultura francese che fu proprio l’inventore di questo riconoscimento, disse davanti alla Commissione mista italiana ed europea: «Quando abbiamo creato questo riconoscimento, pensavamo a realtà come Urbino».

La Commissione fece capire come la pensasse: escluse Urbino a favore di città che non avevano preparato neanche il sito internet e i social network per la candidatura.

La bocciatura – fu la lettura di chi frequentava i corridoi romani – è stata una scelta “geopolitica”.

Ora lo scenario rischia di ripetersi identico, con la candidatura a Capitale italiana della Cultura.

Ma Vittorio Sgarbi, assessore alla Rivoluzione, non cade nella trappola. E dice «no», ovvero «Urbino rinuncia a partecipare per protesta».

«Su questo argomento farò una vera battaglia dalle televisioni», dice Sgarbi con tono guerriero già dal primo mattino, dopo aver consultato a lungo chi preparava il dossier richiesto dal governo.

«Dopo la vittoria di Matera come “Capitale europea della Cultura”, il ministro – osserva Sgarbi – ha pensato a una riparazione chiedendo, nella la grottesca logica dei concorsi e delle competizioni, di partecipare a un concorso a dimensione nazionale. La posta in palio, un milione di euro, è certamente allettante per comuni che hanno sempre più forti limitazioni di fondi; ma i formulari per presentare i progetti favoriscono una vacua e autocelebrativa rappresentazione della grande storia di ogni città e la proposta di ambiziosi e inevitabilmente modesti progetti di iniziative. Con quali criteri – si chiede Sgarbi – si sceglierà la città vincitrice? E in base agli umori di quale commissione? E con quale affidabilità sulla bontà delle proposte? E’ evidente che Urbino per il suo passato è incomparabile, come qualunque altra città d’arte italiana. Quanto al futuro, come si può giudicare una cosa che è solo annunciata con tutti i buoni propositi?».

«Capitale della Cultura – spiega Sgarbi – dev’essere una città che s’impone per quello che è stata, e a cui si affida di essere degna della sua storia: Mantova, Ferrara, Lecce, Urbino, Verona, ognuna in diverso modo. Il ministro – conclude Sgarbi – dovrebbe evitare penose competizioni mettendo le città d’Italia una contro l’altra, con improbabili confronti e progetti ambiziosi. Semplicemente dovrebbe, ogni anno per i prossimi dieci, scegliere una delle capitali culturali d’Italia, ovvero delle città d’arte, e metterla alla prova. Soltanto a dimostrazione avvenuta si potrà scegliere quella che ha dato il meglio. Un giudizio sulle cose, non sulle promesse. Per questo Urbino si sottrae alla “mattanza” e preferisce fare con i propri mezzi che sperare di averne in una insensata corsa al massacro. La cultura non è in competizione, ma in capacità e merito dimostrati».