2009-03-15
VITTORIO Guaccimanni, pittore e incisore dallo stile inconfondibile, nasceva a Ravenna centocinquanta anni fa il 1 marzo 1859. Vittorio era figlio di Luigi Guaccimanni, ingegnere del Genio Civile, che Lorenzo Miserocchi definisce ‘raccoglitore di patrie memorie politiche’ e che insieme al sindaco Rasponi e al notaio Vincenzo Rambelli partecipò alla ricognizione delle ossa di Dante dopo il ritrovamento del 27 maggio 1865. E tutto ciò è curioso perché una cinquantina di anni più tardi anche il figlio Vittorio sarebbe stato coinvolto in una operazione dantesca, quando nell’ottobre del 1921, dopo una solenne benedizione di don Mesini, le ossa di Dante furono chiuse definitivamente e messe dentro alla Tomba. In quell’occasione, infatti, fu conferito a Vittorio Guaccimanni, all’epoca presidente della Commissione conservatrice dei monumenti di Ravenna, l’incarico di eseguire due schizzi di talune particolarità anatomiche del teschio del Poeta.
Guaccimanni ha eseguito una ottantina di acqueforti ravennati e fra queste la Tomba e un ritratto di Dante, che suscitò l’ammirazione del famoso dantista Luigi Pietrobono, che chiese una copia del lavoro di Guaccimanni da tenere nel suo studio.
Guaccimanni eseguì anche il ritratto del dottor Pasquale Plazzi, il giovane medico ravennate ucciso la sera del 23 giugno 1879 da una coltellata inflittagli da uno squilibrato durante la festa di San Giovanni ‘della cipolla’. Lo stesso squilibrato aveva colpito anche don Giuseppe Ravaglia, che si salvò miracolosamente in quanto la lama fu ‘fermata’ dalla fibbia della cintura dei pantaloni.
Ma Vittorio Guaccimanni, che morì nel 1938 quasi ottantenne, è famoso nella storia della città per aver fatto parte, non ancora ventenne, di quel ‘commando’ con in testa il sindaco Silvio Guerrini che nella notte fra il 15 e il 16 luglio del 1878 atterrò la Madonna sulla colonna della piazza del Duomo.
Oltre al sindaco Guerrini facevano parte della ‘squadra’ il fratello del sindaco Cesare Guerrini, Pio Poletti, Matteo Magetti, Alfredo Ghiselli, Vincenzo Foschini, Romano Romanini, Regolo Romanini, Pio Feletti, Saverio Feletti, Paolo Morigi, Napoleone Randi e un certo Fadon. Guaccimanni ha lasciato una interessante testimonianza scritta di questa bravata anticlericale e nella sua relazione pone l’accento sul fatto che i partecipanti a questa azione sacrilega fecero tutti una brutta fine.
Allievo di Arturo Moradei prima a Firenze e poi alla Accademia di Belle Arti di Ravenna, della quale sarà direttore dal 1903 al 1938, Vittorio Guaccimanni si dedica all’inizio della sua carriera ai ritratti e ai suoi famosi quadri coi cavalli che realizza utilizzando diverse tecniche.
Molto suggestive le acqueforti dei nostri monumenti e soprattutto le quasi centocinquanta incisioni dedicate alla pineta con le quali l’artista conferisce alla nostra ‘foresta spessa e viva’ la dignità di monumento da salvaguardare e ciò in sintonia con la famosa Legge Rava sulla tutela delle pinete.
Ugo Oietti scrisse sul Corriere della Sera che «Guaccimanni è un disegnatore di cavalli e soldati, che ormai, morto il Fattori, non ha l’eguale in Italia».
Nella nostra Classense è conservato il suo dipinto ‘La carica della cavalleria del Monferrato alla battaglia di San Martino’, una delle più sanguinose battaglia delle Seconda Guerra d’Indipendenza della quale proprio quest’anno ricorrono i 150 anni.
Franco Gàbici