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SEI ESEMPLARI di pesce balestra. E’ lo straordinario avvistamento che un gruppo di escursionisti del Circolo subacqueo ravennate hanno fatto domenica scorsa a nove miglia dalla costa, nei pressi delle piattaforme Garibaldi, al largo di Casal Borsetti. L’evento è piuttosto raro benché si tratti di una specie autoctona: «Li abbiamo avvistati in superficie — hanno spiegato Gianluca Frisoni e Gabriele Tagliati del Csr — sotto una boa galleggiante che prendevano l’ombra. Con alcuni fotografi del circolo avevamo appena concluso un’immersione per raccogliere immagini della vita sul fondale sabbioso, quando abbiamo notato quelle piccole sagome inconsuete. Siamo rimasti a giocare, fotografare e filmare per quindici minuti i sei esemplari che, godendosi i 24 gradi di temperatura dell’acqua in superficie e il riparo dato dalla boa, hanno anche ricambiato la nostra curiosità». I subacquei del circolo ritengono che la boa-rifugio, concrezionata in modo vistoso, oltre che da riparo, abbiamo funzionato anche da ‘dispensa’ per i pesci balestra. Del gruppo facevano parte anche Rosi Eriana, Silvia Fiammenghi e Danis Servadei che hanno catturato immagini suggestive del pesci. «È la prima volta che abbiamo effettuato un avvistamento di questo genere. Magari qualche esemplare — ha sottolineato Tagliati — si potrà anche trovare nelle nostre acque dell’alto Adriatico, ma un gruppo così compatto e folto è molto difficile se non unico».
IL BALISTES carolinensis, nome scientifico del pesce balestra, ha un limite termico di 12° ed è effettivamente un pesce raro nelle acque dell’Adriatico, anche se negli ultimi quindici anni si è spinto fino al nord attratto dal clima mite delle acque. «Soprattutto nel periodo estivo ed autunnale — ha precisato Attilio Rinaldi, direttore della struttura oceanografica Daphne e presidente del Centro ricerche marine di Cesenatico — il pesce balestra risale l’Adriatico attratto dalle temperature particolarmente miti. Questo fenomeno rientra nel più generale ‘global change’ che sta determinando l’innalzamento delle temperature». Ma il pesce balestra — specie non protetta e non commestibile — è attratto anche da un altro fattore: «Negli ultimi anni — ha aggiunto Attilio Rinaldi — da Goro a Cattolica, sono aumentati in proporzione esponenziale gli allevamenti di mitili. Oggi sono 26, tutti posizionati a tre miglia dalla costa. Ebbene, il pesce balestra, dotato di placche dentali molto robuste, è in grado di frantumare senza problemi i gusci delle cozze e dunque si spinge fin nelle nostre acque anche per la buona disponibilità di cibo».
IL CURIOSO nome di pesce balestra deriva da una strana traduzione del nome anglosassone ‘trigger fish’, che tuttavia significa ‘pesce grilletto’, e che deve il nome alla particolare pinna dorsale, dotata di robusti raggi spinosi. L’animale può alzare o abbassare a piacimento questa pinna, facendola scomparire in un apposita scanalatura sul dorso. Il movimento, simile a quello effettuato per armare il grilletto nelle antiche armi da fuoco a miccia, ha così ispirato il nome. «Il Balistes carolinensis è spesso portato impropriamente come esempio del fenomeno della tropicalizzazione del Mediterraneo, ma in realtà rientra nel fenomeno della meridionalizzazione, ovvero lo spostamento verso nord di specie tipiche del Mediterraneo».
Roberto Romin