Mercoledì 24 Aprile 2024

Giù il sipario su due secoli di storia. Brisighella, il teatro-gioiello non trova sponsor

Cantiere fermo da quattro anni. Il Comune: mancano i soldi invia le tue segnalazioni a [email protected]

Sotto inchiesta Qn

Sotto inchiesta Qn

Brisighella (Ravenna), 1 agosto 2014 - UN GIOIELLO neoclassico bloccato da anni, dal 2007 per la precisione, da quando fu dichiarato inagibile perché ormai non più a norma. È il teatro ottocentesco «Maria Pedrini» di Brisighella che a suo modo è davvero unico: è il solo sopravvissuto in Europa a essere ospitato all’interno di un palazzo municipale. Per rivivere e tornare ad antico splendore avrebbe bisogno di un milione di euro che al momento non si sa come recuperare.  LA STORIA comincia nel 1829 quando venne approvato il progetto dell’ingegnere Giuseppe Maccolini. L’attesa dei cittadini era tanta che le prime rappresentazioni cominciarono addirittura in anticipo, quando era ancora allo stato grezzo. Inaugurato nel settembre 1832 ospitò molte compagnie, ma uno dei suoi momenti più grandi fu quando la soprano Maria Pedrini, originaria del paese, dopo esser stata a lungo lontana tornò nel dicembre ’41 per un concerto memorabile. Nel 1984 il teatro fu intitolato proprio a lei. Una storia che si è interrotta nel 2007, quando venne dichiarato inagibile. Da allora del teatro viene utilizzato solo il foyer o viene aperto in occasioni di visite guidate, come quello del Fondo per l’ambiente italiano. PER restituire il teatro Pedrini al paese serve un milione di euro. Soldi che non ci sono e non si trovano da anni e solo unendo le forze di pubblico, privato e cittadini sarà possibile affrontare uno sforzo economico così importante. Il teatro è inagibile nonostante un cantiere messo in piedi qualche anno fa, ora fermo per mancanza, manco a dirlo, di finanziamenti. E quella che serve è una cifra da capogiro per il Comune di Brisighella che non può naturalmente farvi fronte da solo. Reperire fondi è l’arduo compito che investe il sindaco Davide Missiroli e l’assessore alla cultura Alessandro Ricci. Una delle speranze dell’amministrazione si fonda su una possibile acquisizione da parte del Fai o una convenzione in comodato d’uso (20 o 30anni) che si accolli, nel caso, i costi del restauro. Un’altra strada è quella di utilizzare un contributo pubblico a fondo perduto, integrandolo con fondi comunali e, soprattutto, di privati. «Quello che serve al teatro sono gli impianti — spiega l’assessore Ricci —, mentre il restauro architettonico è indispensabile per restituire al paese il simbolo di un’identità e del rilancio della cultura». RICCI pensa alle numerose associazioni giovanili che coinvolte s’integrerebbero in un progetto di ‘casa della cultura per tutti’. A regime il Pedrini potrebbe trasformarsi anche in residenza artistica per prove e debutti di compagnie, e accogliere convegni, volano per l’economia locale. Per il momento, però, restano soltanto sogni.