"Falsi certificati", dottoressa finisce nei guai

Per l’accusa era compiacente con un dipendente dell’Ispettorato del lavoro

CARABINIERI Il giorno dell’ispezione alla Direzione territoriale del lavoro

CARABINIERI Il giorno dell’ispezione alla Direzione territoriale del lavoro

Ravenna, 30 luglio 2016 - Almeno 'tre falsi certificati' medici da cinque giorni l’uno con i quali, secondo la procura, aveva agevolato un dipendente dell’ispettorato del Lavoro che così, invece di andare a lavorare, aveva potuto fare tutt’altro.

Un’accusa costata a una giovane dottoressa convenzionata Ausl e difesa d’ufficio dall’avvocato Marco Bertozzi l’avviso di conclusione indagine per le ipotesi di reato di falsità ideologica in certificati e favoreggiamento nella truffa.Il fascicolo si inserisce nel contesto della più ampia inchiesta dei carabinieri coordinata dai pm Alessandro Mancini e Angela Scorza che il 10 dicembre scorso aveva portato all’arresto di due dipendenti dell’ispettorato del Lavoro: l’operatore 44enne Massimo Siviero di Lugo, all’epoca incaricato di monitorare in via preliminare tutte le pratiche ispettive; e il funzionario 60enne Gianfranco Ferrara, già responsabile del servizio Ispettivo.

I tre certificati in  questione sono tutti legati al 44enne. Del resto nel recente avviso di conclusione indagine per il fascicolo principale notificato oltre che a lui pure al 60enne a ad altri 11 indagati a vario titolo, capitolo a parte è indicato nella presunta truffa continuata e aggravata realizzata tra il 12 e il 23 ottobre 2015 simulando – scrivono i pm – «di essere malato» allo scopo di «svolgere attività di natura esclusivamente personale».Nella lista figurano la sorveglianza di operai e artigiani impegnati nei lavori di ristrutturazione del suo appartamento, gli allenamenti in bici, le attività di lavoro al ‘Pineta’ di Milano Marittima (autorizzate dagli allora vertici della direzione territoriale lavoro) oltre a diverse cene.

Un aspetto questo che trova ampio spazio nel procedimento già a partire dall’ordinanza di custodia cautelare del gip Piervittorio Farinella nella quale si dava atto della presenza di intercettazioni che andavano proprio in tal senso. Vedi l’sms del 12 ottobre con cui Siviero avvisava Ferrara che non sarebbe andato in ufficio perché indisposto. Per gli inquirenti, solo un modo di avvertire il funzionario per evitare che strisciasse il badge al posto suo alla luce di pregressi scambi di cartellino.

C’è poi una chiamata delle 8.06 in ufficio «con tono della voce particolarmente sofferente – avevano annotato gli inquirenti – in cui Siviero comunicava la sua impossibilità a recarsi al lavoro. Salvo telefonare mezz’ora dopo a uno degli artigiani impegnati nella ristrutturazione domestica per riferirgli questo: «Voglio esserci, ’sti giorni sto a casa da lavorare». E ancora: «Perché voglio esserci quando vengono quelli del cartongesso». Gli inquirenti avevano registrato nello stesso periodo telefonate sempre presumibilmente legate ad attività personali come commissioni private, sportive e ricreative.

La telefonata delle 8.41 del 15 ottobre era stata con un amico appassionato come lui di bici per concordare – secono i pm – un giro nonostante piovesse. Il 19 il 44enne aveva infine chiamato in ufficio per dire che avrebbe prolungato il certificato: ma anche in quel caso erano state captate varie telefonate che per gli investigatori confermavano il fatto che si trattasse di una malattia fasulla.Di certificati medici, al telefono Siviero ne aveva parlato anche con Ferrara. In particolare il 9 novembre in un lungo dialogo, il primo si era lamentato del suo ex medico curante: «Io ne ho cambiato quattro quest’anno, fino a quando ho trovato questa ragazza... perfetta».