Lavoratore ferito da Al Qaeda in Algeria, la Cmc dovrà risarcirgli 200mila euro

L’uomo era impegnato nei lavori di costruzione di una diga

La polizia algerina sul luogo dell’attentato

La polizia algerina sul luogo dell’attentato

Ravenna, 28 ottobre 2014 - LA CMC è stata condannata dal giudice del lavoro a risarcire duecentomila euro a un ex dipendente di 67 anni rimasto gravemente ferito il 21 settembre del 2007 in un attentato dinamitardo che un kamikaze affiliato di Al Qaeda mise a segno contro il corteo di auto della polizia che scortavano il pullmino dell’impresa ravennate. La causa era stata avviata nel 2012 e ora si è conclusa con il deposito del dispositivo in cancelleria. L’operaio, che abita nell’Udinese, aveva chiesto un risarcimento per oltre mezzo milione di euro, ma il giudice Roberto Riverso ha riconosciuto solo il danno morale. Contestualmente il lavoratore, assistito dagli avvocati Flaviano De Tina di Udine e Ingrid Ruiba di Ravenna, aveva anche presentato ricorso contro il licenziamento ipotizzandone l’illegittimità. Il giudice ha respinto il ricorso ritenendo provato che il licenziamento era avvenuto per fine cantiere.

ALL’EPOCA la Cmc, in associazione con la francese Razel, era impegnata nella costruzione della diga di Koudiat Acerdoune e il lavoratore udinese era stato assunto, assieme ad altri, proprio solo per quel cantiere. L’attentato avvenne a Lakhdaria, a 70 chilometri a sud-est di Algeri. Il lavoratore, assieme a due francesi, era su un mezzo della Cmc, scortato da due veicoli con poliziotti armati, una misura precauzionale finalizzata proprio a tentare di neutralizzare attacchi terroristici che all’epoca si andavano intensificando proprio ad opera di Al Qaeda per il Maghreb islamico; il corteo di auto era diretto in città in quanto il lavoratore doveva recarsi dal medico. C’è da dire, infatti, che, quale ulteriore misura di sicurezza, i lavoratori non potevano mai muoversi dal cantiere se non per casi eccezionali e quindi sempre scortati.

L’attentatore era alla guida di una Mazda imbottita con 250 chili di esplosivo; al sopraggiungere del corteo attivò l’innesco. L’esplosione provocò un morto e sei feriti fra i poliziotti e anche i tre lavoratori furono raggiunti dalle schegge. Per il dipendente Cmc la convalescenza è stata lunghissima; basti pensare che solo nel novembre 2011 fu sottoposto ancora una volta a intervento chirurgico. Per quell’episodio, l’Inail ha riconosciuto al lavoratore una rendita di 61mila euro per danno biologico e per 97mila euro per danno patrimoniale.

PUR se la motivazioone della sentenza deve essere ancora depositata, va da sè che la decisione del giudice non può che essere la conseguenza del riconoscimento nel nesso di causa fra il lavoro e il ferimento, sia pure ad opera di un terzo estraneo. L’imprenditore ha sempre l’obbligo di tutelare i propri lavoratori, anche per quanto riguarda ai rischi connessi con l’ambiente in cui si opera, come, in Algeria, in quel momento, gli attacchi terroristici. Cmc aveva sì attivato misure di sicurezza, ma i fatti hanno dimostrato che non sono state sufficenti. In questo contesto, ad esempio, un’auto blindata avrebbe razionalmente ridotto le conseguenze per i lavoratori.