Coda amputata a tre cuccioli di cane, condannati veterinario e padrone

Dovranno pagare rispettivamente 8mila e 5mila euro

Veterinario (immagine d'archivio-foto Germogli)

Veterinario (immagine d'archivio-foto Germogli)

Ravenna, 6 marzo 2015 - Maltrattamenti di animali. Questa l’accusa che è valsa una condanna al veterinario 42enne di Sant’Antonio che ha mozzato la coda di tre cuccioli di cani da caccia. Per lui anche l’accusa di falso per avere poi compilato un certificato ritenuto fasullo. La sanzione? Ottomila euro di multa mentre per il padrone delle bestiole - un 82enne forlivese accusato solo di maltrattamenti - 5.000 euro (la Procura aveva chiesto rispettivamente condanne da 12 e 10mila euro).

La vicenda si era innescata quando il 31 dicembre del 2011 il servizio veterinario di Forlì era intervenuto in un allevamento della Valle del Bidente con un’ottantina di cani custoditi in maniera ritenuta inappropriata. Tra questi, anche una femmina di bretone con sei cuccioli di cui tre anuri (nati senza coda) e tre che riportavano ancora i punti legati a una recente caudotomia (asportazione della coda). I cuccioli, così come la madre, furono sequestrati: ma cinque di loro morirono nel canile a causa di un’infezione; e l’ultimo, affidato in custodia, fu rubato nel luglio 2012. Dagli accertamenti era intanto emerso che la caudotomia era stata eseguita il 14 dicembre a Sant’Antonio quando avevano un paio di settimane di vita, cioè oltre gli 8-10 giorni entro i quali per i soli cani da caccia esiste una deroga alla specifica norma che vieta l’amputazione della coda a qualsivoglia animale. E che il certificato veterinario, del 2 gennaio, riferiva di una necessità legata a una grave necrosi in atto senza possibilità di cura farmacologica. Per la difesa (avvocati Paola Monaldi e Carlo Benini) non ci sarebbe stato alcun motivo per mentire (da qui l’opposizione a un primo decreto penale di condanna).