"Costa Concordia, ci candidiamo a bonificare anche i fondali"

L'ingegner Silvio Bartolotti, patron dell'azienda Micoperi, che ha progettato il raddrizzamento e il rigalleggiamento del relitto, commenta le fasi del recupero

Silvio Bartolotti, ad di Micoperi (foto Reuters)

Silvio Bartolotti, ad di Micoperi (foto Reuters)

Ravenna, 27 luglio 2014 - Bartolotti, è vero che quando i rimorchiatori hanno iniziato a trainare la Costa Concordia lontano dal Giglio, le è scesa qualche lacrima? «Era impossibile non emozionarsi. Tutti applaudivano, i rimorchiatori salutavano il convoglio sparando acqua al cielo, suonavano le campane della chiesa e le sirene delle navi ormeggiate in porto. In quei momenti capisci che hai contribuito a fare qualcosa di speciale e di utile per il Paese: hai ridato orgoglio e fiducia».

Micoperi ha dato un contributo non da poco all’operazione… «Abbiamo realizzato lo studio di fattibilità e il conseguente progetto per il raddrizzamento e il successivo rigalleggiamento della Concordia. In pochi all’inizio credevano che ce l’avremmo fatta. E invece abbiamo dimostrato che con ‘determinazione e amore’, il motto della nostra squadra, si arriva ovunque. Mi piace sottolineare la capacità del nostro Paese nel saper reagire di fronte ad un evento drammatico e di forte impatto sull’opinione pubblica. Una reazione resa possibile dalle capacità tecniche e innovative delle aziende italiane, che hanno messo in campo ogni progettualità per ottenere un risultato che, non a caso, personaggi autorevoli hanno definito come un’impresa memorabile mai compiuta nel mondo. Credo che anche la classe politica che ci governa a ogni livello possa trarre qualche insegnamento da questa vicenda».

A chi dedica questo successo? «Prima dei ringraziamenti, voglio ricordare che nulla riporterà in vita i passeggeri deceduti nel naufragio. Quindi, non possiamo gioire di fronte ad una tragedia. Noi abbiamo vissuto con grande umiltà questi due anni di lavoro e siamo orgogliosi di essere riusciti a mantenere fede all’impegno assunto nel primo incontro a Roma con il prefetto Gabrielli e i vertici di Costa Crociere». 

Esiste qualcuno da ringraziare in maniera particolare? «Certamente, i ringraziamenti vanno al project manager Sergio Girotto che, assieme agli ingegneri Tullio Balestra e Mario Scaglioni, in Micoperi fin da ragazzini, hanno dimostrato capacità straordinarie. A loro si è aggiunto l’ingegner Giovanni Ceccarelli, che ha fatto scattare la scintilla che ci ha indotto a partecipare a questo progetto. Poi ci sono tutti i nostri dipendenti. Una dedica speciale va a Mario Garzia: il 23 luglio, quando la Concordia lasciava il Giglio, compiva 103 anni. E’ il più anziano palombaro della Micoperi. Ha vissuto il rigalleggiamento dell’incrociatore Trieste nel 1948 e la bonifica del canale di Suez nel 1957, insieme a Luigi Buttazzoni».

Al Giglio restano da ripulire i fondali. E’ stata bandita un’apposita gara d’appalto. Micoperi partecipa? «Certamente. Al sindaco ho anche espresso l’opinione che non rimuoverei le tre grandi piattaforme sulle quali è stata appoggiata la Concordia: sono già diventate la culla di molte specie ittiche e di flora. E gli ho ricordato i risultati ottenuti in Adriatico con l’oasi del Paguro».

L’operazione Concordia sta finendo. La nave è a Genova. Micoperi su cosa si concentra ora? «Siamo sempre stati concentrati sul nostro core business, l’offshore petrolifero e nuove start up. Siamo presenti in Egitto, Libia, Israele, Messico, Ghana, Costa D’Avorio, Mozambico. A Ravenna e Ortona abbiamo avviato start up per la produzione di energia da fonti alternative e centri ricerca per ridurre l’uso di prodotti chimici in agricoltura sostituendoli con elementi vegetali biologici. Il lavoro non manca. Ma la Concordia e il Giglio resteranno per sempre nei nostri cuori».