Ravenna, 22 aprile 2010 - “Rispetto alla rilevazione delle partite aperte con i principali fornitori, si riscontra che molte fatture da questi emesse per prestazioni in prevalenza dell’esercizio finanziario 2009, non sono state contabilizzate”.


Dunque i debiti fuori bilancio del Consorzio dei servizi sociali di Ravenna, che il liquidatore, Cesare Focaccia, ha quantificato in sei milioni di euro, sarebbero un fatto recente. Lo scrive il collegio dei revisori dei conti (Gianni Tarroni e Marco Castellani), in un verbale dello scorso 2 aprile, in cui vengono analizzati gli importi delle fatture contabilizzate e di quelle non contabilizzate. In questo documento, in cui i revisori avvertono che “il disavanzo reale appare di gran lunga superiore” rispetto a quello visibile nel bilancio 2009 a causa di “molte fatture non contabilizzate”, si legge che il ‘buco’ è di 4.534.390 euro.


I fornitori tagliati fuori dal bilancio sono 24: tra questi c’è l’Asp di Cesena (20.187 euro), l’associazione papa Giovanni XIII (39.068 euro), le cooperative il Cerchio (136.436 euro), In cammino (61.206 euro), la Pieve (108.080 euro), Don Dino (41.542 euro), In movimento (29.824 euro). E poi ci sono i due grandi creditori: il consorzio Selenia, con 3.063.792 euro, e il Solco con 834.053 euro. Quest’ultima, nel 2009 aveva già fatturato oltre sei milioni di euro, stavolta però scritti nel bilancio del Consorzio.

Dopo queste rilevazioni, i revisori concludono che “con la circolarizzazione dei fornitori al 31 dicembre 2009, emerge una situazione molto critica con correlato deficit finanziario di entità tale da rendere inattendibili i documenti di bilancio sottoposti alla nostra attenzione durante il breve mandato (rendiconto 2008 e bilancio di previsione 2009)”.


A monte di tutto, secondo i revisori, ci sono “irregolarità più o meno gravi della gestione verificatesi nel corso degli anni”. Spalmati nel tempo, infatti, ci sono i prestiti sull’onore, sui quali gli stessi revisori avevano dato l’allarme fin dal 2008. In sede di liquidazione si e’ visto che ammontano a ben 3,5 milioni di euro. Il collegio dei revisori, infine, dichiarava di considerare il verbale dello scorso 2 aprile “come referto su gravi responsabilità”.
 

“Voglio esprimere la mia solidarietà alle lavoratrici e ai lavoratori del Consorzio, per quello che stanno vivendo in questi giorni”. L’assessore ai Servizi sociali del Comune di Ravenna, Pericle Stoppa, apre così la commissione di oggi pomeriggio sul piano attuativo 2010 per la salute e il benessere sociale, rispetto al quale, però, precisa che “le gravi irregolarità amministrative e finanziarie del Consorzio non hanno a che fare”. Tuttavia Stoppa, che fino ad ora non si era espresso sulla questione, coglie l’occasione per ricordare che “in quattro anni di assessorato ai Servizi sociali mi sono fatto un’impressione assolutamente positiva degli operatori. I nostri servizi sono veramente ottimi”. A Ravenna, ribadisce, “tutto può essere detto, ma non che ci siano disservizi”. E in ogni caso, per quanto riguarda i debiti fuori bilancio del disciolto Consorzio, l’assessore osserva che “fanno sempre riferimento a spese, cioè a servizi offerti alla comunità”. Si tratta, infatti, di fatture emesse da cooperative sociali, in gran parte relative a prestazioni del 2009, per un totale di sei milioni di euro.


Ma secondo il consigliere An-Pdl Gianluca Palazzetti, “piuttosto che esprimere solidarietà, adesso la politica deve dare delle risposte”. E mette in guardia, ancora una volta, sul rischio di “scaricare la responsabilità su un soggetto singolo, quando è tutto il sistema che è fallito: dire che i nostri servizi sono un modello eccezionale è un’affermazione un po' grossa”.

Al contrario, secondo il consigliere Pd Daniele Perini, “l’Emilia-Romagna e Ravenna rappresentano un modello di eccellenza da decenni nel campo dei servizi sociali”. Un esempio è il fatto che “nella nostra città, gli stessi asili costituiscono una realtà di grande qualità nota anche ad altre comunità”.


A proposito delle difficoltà economiche del Consorzio, Perini osserva che “negli ultimi anni, nel campo assistenziale, si è verificata una diminuzione delle attività di volontariato come supporto alla persona, a vantaggio di altri campi come l’ambiente, la protezione civile, la tutela degli animali”. In realtà, prosegue, “le associazioni di volontariato potrebbero rappresentare un valido aiuto all’ente pubblico nell’affrontare le principali problematiche sociali”.

Ora, spiega Perini, “occorre sviluppare il controllo sulle strutture con le quali l’ente pubblico collabora e valorizzare ulteriormente il ruolo degli assistenti sociali, favorendo un controllo incrociato fra vari servizi e istituzioni sul monitoraggio delle realtà e delle singole persone che manifestano un bisogno”. Infine, “si potrebbe anche valutare di riassegnare in capo allo stesso Comune alcune competenze, soprattutto per quanto riguarda la tutela dei minori”. Che è anche l’auspicio dei sindacati.