Ravenna, 17 settembre 2010 - IL FONDALE del porto di Ravenna torna a essere ispezionato dagli uomini della società Miar Sub Srl alla ricerca di altri ordigni inesplosivi. L’operazione, che prevede l’utilizzo anche di sommozzatori, riguarderà prevalentemente la zona prospiciente la banchina Nadep del porto. I lavori consisteranno in una ricognizione superficiale del mare con l’impiego di strumenti, in particolare un magnetometro Foester che sarà trainato, per il rilevamento degli ordigni depositati nel fondo melmoso.


La Capitaneria di Porto ha emesso un’ordinanza (numero 158) per interdire la navigazione nell’area interessata. Qualora venisse trovata una bomba, il punto di rinvenimento sarà segnalato attravero un gavitello dotato di bandiera rossa.


L’operazione di bonifica, iniziata ufficialmente ieri, dovrebbe concludersi giovedì 30 settembre.
Intanto continua a essere ‘custodita’ dal fondo del mare la mina tedesca di 700 chilogrammi che era stata rinvenuta nei mesi scorsi. Si trova nelle acque del canale Piombone dove continua a essere interdetta la navigazione.


Già all’inizio di settembre l’ordigno, che era stato lasciato come ‘regalo’ dai tedeschi ben 66 anni fa, sarebbe dovuto essere recuperato e fatto brillare in sicurezza. Ma così non è stato. Probabilmente si ha a che fare con un’operazione più complessa e pericolosa del previsto. Anche perché si tratta di una mina magnetica che potenzialmente potrebbe ancora esplodere.


ERA STATA ‘intercettata’ a giugno dalla draga belga ‘Artevelde’ mentre stava lavorando lungo il porto Canale e il terminal passeggeri di Porto Corsini. Per non rallentare i lavori, il ritrovamento non è stato denunciato e la bomba è finita, o meglio, è stata spostata in un luogo sicuro, ovvero nella piallassa dei Piomboni. La vicenda ha portato a 9 indagati che per poco hanno rischiato di essere arrestati in flagranza. «Il mare è ancora pieno di ordigni della Seconda guerra mondiale inesplosi — racconta Giacomo Buoso, responsabile della Miar Sub —, così come del resto la terraferma. Abbiamo avuto il ‘mandato’ di ispezionare nuovamente il fondale del porto e ci stiamo attrezzando per farlo al meglio. Sono dei controlli metodici, diciamo, che però possono nascondere delle sorprese». Non è al prima volta che gli uomini della Miar sono impegnati nelle acque del nostro porto.
Intanto la mina di 700 chilogrammi continua a stare là, nel fondo del mare. E aspetta.