Ravenna, 12 ottobre 2010 - CRISI OMSA: il ministero dello Sviluppo economico ha ‘richiamato’ la proprietà dell’industria tessile, il gruppo Golden Lady.

Infatti non è stata ancora fissata la data dell’incontro fra proprietà, istituzioni e sindacati che avrebbe dovuto avere luogo entro il 30 settembre. Questo nonostante le sollecitazioni da parte di Gian Pietro Castano, responsabile dell’unità ministeriale per le aziende in crisi. Il rinvio dell’incontro ha, secondo i sindacati, solo una spiegazione: la proprietà non ha ancora individuato imprenditori pronti a insediarsi nel sito e a ricollocare il personale.

Lo stabilimento di via Pana va quindi lentamente ‘spegnendosi’: quasi tutti i macchinari sono stati smontati. Sono trascorsi 230 giorni da quando i rappresentanti delle istituzioni (Castano, l’allora sindaco Claudio Casadio, l’allora assessore regionale Duccio Campagnoli e i segretari nazionali dei tessili di Cgil, Cisl e Uil) hanno accettato la volontà di un florido gruppo industriale di chiudere l’Omsa a Faenza per trasferire la produzione in Serbia, in cambio di un anno di cassa integrazione e di un impegno a "favorire l’insediamento di nuove attività imprenditoriali".

Dopo 230 giorni, il gruppo Golden Lady non è stato ancora in grado di proporre un’alternativa per quelle 346 persone che per 10, 20, 30 anni hanno contribuito alla sua crescita e ricchezza. Continua a prendere tempo, ma il tempo le lavoratrici e i lavoratori Omsa non ce l’hanno: fra 150 giorni, il 15 marzo 2011, si esaurirà il primo anno di cassa integrazione straordinaria. E loro rischiano di trovarsi senza lavoro e senza ammortizzatore sociale: l’erogazione di un secondo anno di cassa straordinaria infatti è vincolata alla ricollocazione di almeno 104 dipendenti.
 

ANCHE sul fronte delle azioni finalizzate alla ricollocazione del personale, la proprietà si è mossa con estrema lentezza: ha aperto la procedura della mobilità solo per 20 persone e ha individuato un’azienda specializzata nella ricollocazione di personale, ‘Lavoropiù’, solo nel mezzo dell’estate. Lentezze e ritardi nel fissare incontri, nel dare risposte, o non risposte, alle lavoratrici e ai lavoratori; ben più veloci i tempi per smontare macchine e cessare l’attività.

Il tutto senza che le istituzioni — il sindaco Giovanni Malpezzi, il vicepresidente della Provincia, ossia l’ex sindaco Claudio Casadio, il deputato Pd Gabriele Albonetti, anche lui presente ad alcuni degli incontri al Mise — abbiano ritenuto opportuno ‘denunciare’ il comportamento di un grande imprenditore, Nerino Grassi, e della sua Golden Lady, leader internazionale della calza.


"IL SECONDO gruppo manifatturiero della provincia — afferma il coordinatore della Cgil, Idilio Galeotti — delocalizza, porta via 346 posti di lavoro in un periodo di piena crisi e le istituzioni tacciono, o quasi. Neppure un rimprovero per un grande imprenditore che chiude e se na va, perchè delocalizza. Confindustria tace e le istituzioni non ritengono di coinvolgerla. Non solo, dopo tante prepotenze da parte del gruppo Golden Lady — prosegue Galeotti — c’è ancora chi si illude che se stiamo buoni, se teniamo bassi i toni della vertenza, Grassi regalerà qualcosa".

"Non si è ancora capito che questo comportamento favorisce solo l’uscita in silenzio dell’azienda dalle sue responsabilità. E lascia nei problemi non solo le e i dipendenti Omsa, ma la città di Faenza, i suoi cittadini, il suo territorio. Territorio dove tutto è fermo: la ripresa economica non si respira ancora".