Ravenna, 15 novembre 2010 - Anche se quest’anno il porto di Ravenna ha recuperato in parte il crollo dei traffici dell’anno scorso (+19% rispetto al 2009), il dato resta comunque inferiore a quello del 2008 (-16%). “Per alcuni traffici di riferimento per Ravenna, come le ceramiche, siamo in presenza di una crisi strutturale. Perciò si prevede che senza uno slancio deciso, il porto andrà incontro a una riduzione di ruolo e di peso specifico nell’ambito della portualità adriatica”.

E’ l’avvertimento che Rudy Gatta, responsabile porto di Legacoop Ravenna, fa questa mattina durante il convegno “Mareterra 2010”, rivolgendosi alla platea dei cooperatori e alle istituzioni che hanno partecipato alla tavola rotonda: il sindaco, Fabrizio Matteucci, il presidente della Provincia, Francesco Giangrandi, e l’assessore regionale ai Trasporti, Alfredo Peri. 

“Tra il 2011 e il 2012, i traffici complessivi del nostro porto potrebbero riassestarsi ai valori del 2008, questo significa che c’è un riassestamento sostanziale della produzione locale”, prosegue Gatta, ma non basta: “C'è bisogno di una grande riprogettazione, e chiediamo a tutte le forze istituzionali di dare il loro contributo”, dice l’esponente di Legacoop.

Ed ecco quali sono, secondo il mondo cooperativo, gli investimenti prioritari per il rilancio dello scalo ravennate: l’approfondimento dei fondali, la realizzazione del nuovo terminal container e della nuova Romea, l’ottimizzazione delle linee ferroviarie e l’istituzione di una cabina di regia per il porto con tutte le istituzioni, gli imprenditori e i sindacati. Senza tutti questi interventi, come conferma il presidente dell’Autorita’ portuale, Giuseppe Parrello, “il porto di Ravenna, che per adesso continua a giocare in serie A, gioca ancora in serie A, rischia di retrocedere nella classifica”.

Inoltre, secondo uno studio presentato da Legacoop, alcune questioni, come “la mancata realizzazione del terminal container (inserito nella pianificazione già nel 2007) devono far riflettere, perché è evidente che il porto di Ravenna è un sistema che non ha prodotto e non produce sinergie fra i propri operatori”.

Il problema, infatti, non è solo infrastrutturale: il porto di Ravenna, sempre secondo lo studio condotto da Legacoop, paga anche il prezzo di alcune strategie sbagliate degli operatori, come “la limitata attenzione verso alcuni mercati, serviti in passato e poi abbandonati, a vantaggio di merci oggi in forte calo”, oppure la “sfiducia nei potenziali mercati legati alle eccellenze del territorio, come quello agroalimentare”. Dall’altra parte, invece, “la ricerca di nuovi mercati resta a livello di ipotesi”. Insomma, il porto della città bizantina, secondo gli stessi cooperatori locali, non riesce a guardare abbastanza lontano.

Tra le altre cose, però, l’assessore regionale, Alfredo Peri, fa notare come per tutte le opere infrastrutturali “manchi un interlocutore fondamentale, cioé il Governo”, e a proposito dell’isolamento ferroviario dello scalo osserva che “se Fer facesse le sue manovre dentro il porto, avremmo già risolto il problema logistico”. Matteucci, invece, dice che “bisogna tenere gli occhi aperti su quei 70 milioni di euro previsti dal patto Stato-Regioni” e promette che “quando arriveranno queste risorse, l’intervento prioritario sarà l’approfondimento del canale”.