Ravenna, 14 dicembre 2010 - Sarà l’autopsia a chiarire le cause della morte di una donna nigeriana di 38 anni avvenuta sabato pomeriggio nella sua abitazione. Al momento, l’ipotesi più attendibile è che il decesso sia stato determinato da un’intossicazione da monossido di carbonio.

La tragedia è avvenuta in un appartamento di edilizia residenziale pubblica situato al civico 149 di via Gulli; è una palazzina di quattro piani gestita dall’Acer, l’azienda casa Emilia Romagna. La donna, commerciante, divorziata, viveva con due figliolette.

In mattinata una vicina si è insospettita per il fatto che le bimbe fossero sole in casa, ma loro, convinte che la mamma fosse uscita per una commissione, questo le hanno riferito. Nel pomeriggio la vicina è ripassata e, trovando le bimbe ancora sole, ha dato l’allarme.

Ma non c’era più nulla da fare: la 38enne nigeriana non era affatto uscita per una commissione, ma era priva di vita, riversa sul pavimento del bagno. Fin dai primi accertamenti è stato escluso il cattivo funzionamento dell’impianto di riscaldamento dell’alloggio: il contatore era stato infatti piombato.

Per questo motivo la donna aveva cercato di scaldarsi in altro modo, ricorrendo a una stufetta e a un braciere. E sono state probabilmente le esalazioni di una stufetta a causare la morte. Gli accertamenti sono stati condotti dai Carabinieri. Due le ipotesi sulla causa del decesso: un malore, o, come detto, un’intossicazione acuta da monossido di carbonio.

La maggior parte delle intossicazioni da monossido riguarda, a Ravenna come altrove, cittadini immigrati che per scaldarsi si affidano proprio a stufette o a bracieri che, posizionati in camere ben sigillate, diventano estremamente pericolosi.

In merito alla tragedia avvenuta in via Gulli, Sergio Frattini, che guida l’Azienda casa Emilia Romagna di Ravenna, ha subito espresso «grande cordoglio per l’accaduto, a livello personale prima ancora che come presidente Acer». Allo stesso tempo, per «evitare sospetti sull’azienda che dirigo», Frattini ha voluto precisare che, «causa alcune pendenze dell’inquilina, il contatore del gas era stato piombato da Hera. Se le forze dell’ordine dovessero appurare che il decesso è dovuto a esalazioni di gas, esse non sarebbero potute comunque arrivare dall’impianto dell’appartamento».

Frattini ha anche sottolineato che, «proprio per evitare problematiche dovute a bombole difettose, il Tavolo provinciale ha vietato l’uso di bombole autonome all’interno di alloggi Erp. Se dovesse risultare che nell’appartamento ve ne erano, ciò non avrebbe niente a che vedere con l’operato di Acer».

Infine il presidente dell’Acer ha fatto presente che «l’appartamento in cui risiedeva la donna nigeriana era stato revisionato non più tardi di un anno fa e ha tutte le necessarie certificazioni di conformità».