Ravenna, 9 marzo 2011 - Le organizzazioni criminali più diffuse in Emilia Romagna sono la camorra dei Casalesi e la ‘ndrangheta,  veri professionisti del ‘pizzo’ chiesto soprattutto agli imprenditori locali di origine meridionale. Intanto, in mancanza di bande locali, da Piacenza a Rimini spadroneggiano albanesi e nigeriani, specializzati nel traffico internazionale di eroina e cocaina.

La Direzione nazionale antimafia ha fotografato, in una relazione, lo stato della criminalità organizzata in Emilia Romagna. La presenza dei Casalesi è ormai datata e risale ad alcuni decenni, in particolare nella provincia di Modena. Secondo la Dna, la camorra, specializzata nelle estorsioni, ha saputo adattarsi bene alla diversa realtà socio-economica dell’Emilia Romagna, "poco avvezza all’omertà e alla connivenza". Così, per far leva sulle vittime, spesso ha puntato sulla comune origine meridionale degli imprenditori locali, per lo più costruttori.

La trattativa sul 'pizzo' avviene prima attraverso conoscenze comuni, poi direttamente con la vittima con eventuali concessioni di sconti e dilazioni temporali. Nella rete dei Casalesi sono finiti anche negozianti "spesso provenienti dalla provincia di Caserta, e quindi ben consci dello spessore criminale dei loro estorsori e del concreto pericolo" che possono correre in caso di rifiuto. La Dna aggiunge: "Il loro stato di timore e sottomissione era tale da sconsigliare ogni denuncia alle forze di polizia".

Sono sempre più radicate in Regione, bande straniere che gestiscono il rifornimento e lo spaccio di cocaina ed eroina. La prima arriva dall’Olanda ma di recente anche dalla Spagna, in particolare dalla Galizia, punto di arrivo e stoccaggio della ‘coca’ sudamericana. L’importazione dal nord Europa viene controllata attraverso connazionali albanesi che vivono stabilmente in Olanda o Belgio e che tengono i contatti con gli ‘emiliani’.

Arriva dall’Albania (via terra) l’eroina spacciata in Emilia Romagna. In genere gli albanesi si affidano ai maghrebini per lo spaccio di eroina, agli italiani per quello della cocaina. Infine, in molti gruppi criminali sempre più spesso vengono arruolate donne con funzioni di raccordo fra i vari componenti delle bande, a mo’ di ‘fiduciarie’ rispetto ai vertici, ma non coinvolte nei reati veri e propri.