Ravenna, 1 giugno 2011 - AVEVA 43 ANNI e da qualche tempo aveva scoperto di aver contratto l’Aids. E subito aveva presentato querela per lesioni nei confronti del compagno. Nulla hanno potuto le cure e sabato sera è morta, in ospedale. I funerali, fissati per ieri, erano stati sospesi lunedì mattina dalla Procura che aveva disposto l’autopsia aggiornando l’iscrizione dell’ipotesi di reato nel registro degli indagati, per l’uomo, da lesioni a omicidio colposo.

L’uomo, lunedì sera, travolto forse dal dolore e dal rimorso, si è tolto la vita. Aveva 48 anni, era nativo di Sant’Agata sul Santerno ed abitava a Ravenna. Ora l’inchiesta, condotta dal pm Monica Gargiulo, è destinata a finire in archivio per morte dell’indagato. Proprio per questo, la decisione dell’autopsia è stata revocata.

UNA TRAGEDIA familiare che ha un’origine abbastanza lontana nel tempo. La signora aveva vissuto per diversi anni con un uomo da cui aveva avuto una figlia oggi ormai quindicenne. Poi la coppia si separò e il tribunale dei minorenni affidò la figlioletta alla madre. Circa otto anni fa la donna ha cercato di rifarsi una vita con un nuovo compagno che è poi l’uomo accusato dalla donna di averle taciuto lo stato di sieropositività e di averle pertanto trasmesso il virus dell’Hiv.

NEL DECORSO degli anni, il primo compagno è stato anche indagato e rinviato a giudizio per non aver corrisposto l’assegno mensile di mantenimento alla figlia minore, fissato in 250 euro dal tribunale dei minori. A presentare denuncia era stata la donna. Per questa condotta, recentemente l’uomo, ha patteggiato la pena. Alcuni mesi fa, nell’ottobre del 2010, la donna ha cominciato ad accusare alcuni malesseri e ha effettuato una serie di esami. Di qui la scoperta di essere allo stadio conclamato dell’Aids. Contemporanemente all’avvio delle cure — inutili dato lo stadio avanzatissimo della malattia — la donna si è separata dal compagno e lo ha denunciato per lesioni. L’uomo è stato infatti ritenuto la fonte della trasmissione del virus: davanti a precise contestazioni ha ammesso di esser affetto dall’Hiv, di essersi subito curato e di aver quindi bloccato la malattia. Ma non ha mai ritenuto doveroso comunicarlo alla sua compagna.

QUANDO lunedì ha appreso della morte della donna, l’uomo si è asseragliato in casa, alla periferia di Russi e si è tolto la vita impiccandosi. Il corpo è stato scoperto lunedì sera: per entrare in casa, a piano terra, è stato necessario l’intervento dei vigili del fuoco. Sul posto anche il personale del 118 (ma ogni soccorso era inutile) e i carabinieri. Oltre alla madre c’è un’ulteriore vittima di questa tragedia ed è la figlia della signora deceduta che al momento abita con i nonni materni.

IN CASO di contagio, in ambito familiare, da un soggetto sieropositivo e in buona salute che non fornisce alcuna informazione al partner, l’ipotesi di reato contestata, in caso di morte, in genere è quella dell’omicidio volontario con dolo eventuale: pur conoscendo infatti il rischio di contagio, il soggetto accetta che avvenga (e con esso, anche il probabile evento morte in mancanza di cure) non usando alcuna precauzione nè fornendo appunto informazioni.