Ravenna, 29 giugno 2011 - MIGLIAIA di carpe e di altri pesci agonizzanti nelle pochissime pozze rimaste: i loro dorsi affiorano dal pelo dell’acqua che quasi ribolle in queste giornate di caldo africano, e sono esposti in pieno ai raggi solari che ustionano la pelle. Attorno, quasi indifferenti, aironi e cormorani probabilmente sazi dopo aver a lungo banchettato con prede che non hanno via di scampo. La strage si sta consumando in uno degli ambienti naturali più preziosi del territorio ravennate, la Valle della Canna, e paradossalmente proprio in seguito a un’operazione di salvaguardia di questo ecosistema voluta — come spiega a parte l’assessore Guerrieri — dall’Amministrazione comunale. Infatti dai primi di giugno sono state aperte le paratie per far defluire l’acqua e asciugare i fondali. A farne le spese, però, migliaia di pesci che non hanno trovato la via di fuga attraverso il manufatto del Rivalone e sono rimasti in trappola.

A SEGNALARE quanto sta avvenendo nella Valle della Canna è Alberto Fantini presidente dell’associazione sportiva di pescatori Romagna Anglers Team di Russi. «Dopo la telefonata da parte di un mio associato — spiega — sono andato sul posto e ho raggiunto la torretta di birdwatching posta sulla statale Romea, in adiacenza del fiume Lamone. Lo spettacolo è agghiacciante: la valle è completamente a secco e il pesce si trova radunato in pochi centimetri d’acqaua in un piccolo avvallamento nei pressi della sponda sud della valle, proprio in prossimità della torretta». Molti esemplari di carpa sono morti, ma la maggior parte appare ancora in vita. Fantini ha quindi preso contatti con il responsabile delle guardie volontarie per i recuperi, Orsoni, con il responsabile dell’ufficio pesca della Provincia, Ghetti, e con la Forestale. «Tutti hanno dato massima importanza e rilievo a quanto stava succedendo, tanto che si è attivata la procedura per un recupero della fauna ittica rimanente».

LE DICHIARAZIONI del presidente di Anglers Team hanno trovato conferma anche all’assessorato all’ambiente del Comune. che ha infatti programmato per questa mattina un intervento di ‘salvataggio’ che, tuttavia, si presenta non semplice: il fondale della valle, sotto lo strato superficiale già essiccato, è ancora costituito da fanghiglia, quindi è impossibile l’impiego di mezzi meccanici per raggiungere i punti più lontani. Fantini non smorza tuttavia la polemica. «La cosa vergognosa è che affissa alla torretta di avvistamento c’è una locandina che ‘motiva’ l’assenza di acqua dal 6 giugno 2011 con un intervento di ripristino ambientale della valle stessa, sostenuto e finanziata nell’ambito di un progetto comunitario Life: della serie per salvare un ecosistema ne uccido i suoi abitanti. Tutto questo mi suona contraddittorio. E soprattutto, come presidente di un’associazione di pescatori, mi aspetto si faccia chiarezza su questo gravissimo episodio, frutto dell’assenza di coordinamento tra gli organi competenti, che avviene in uno dei più importanti patrimoni naturali della nostra provincia. Sarebbe bastata una telefonata qualche giorno fa — insiste — per attivare le procedure di recupero della fauna ittica prima che la situazione precipitasse».