Ravenna, 6 agosto 2011 - NUOVA morìa di pesci nella valle della Canna. L’alta temperatura dell’acqua ha fatto riesplodere l’emergenza nella pozza all’intersezione tra la Romea e il fiume Lamone, vicino alla torre di birdwatching: qui, a fine giugno, erano rimaste in trappola migliaia di carpe, poi salvate in extremis.
Come qualche settimana fa, il colpo d’occhio sull’oasi naturale è preoccupante. Decine di carcasse di carpe galleggiano sull’acqua fangosa, altri pesci si affollano boccheggiando in quella che ormai è diventata una pozzanghera.
Tutto è iniziato ai primi di giugno, quando il Comune ha prosciugato la valle, per un intervento programmato di rimineralizzazione dei fondali. L’acqua era stata fatta defluire dallo scolo Rivalone, a nord, e i pesci avrebbero dovuto seguire la corrente, uscendo dal bacino. Tuttavia, nella zona ovest dell’oasi, una canaletta dell’Anic ha continuato a riversare acqua nella valle, attraverso una vecchia paratoia danneggiata. Molti pesci, attirati dall’acqua ricca di ossigeno, hanno quindi risalito la corrente fino alla pozza, ma si sono trovati intrappolati in pochi centimetri d’acqua. Scattato l’allarme, Comune e Provincia hanno creato una task force che ha coinvolto decine di volontari. In tre ‘battute’, sono stati recuperati circa 150 quintali di carpe, poi riversati nel destra Reno.
Ora, però, il problema si è ripresentato. Alberto Fantini, presidente dell’associazione di pescatori Romagna Anglers team di Russi (che ha partecipato alle operazioni di recupero), era stato il primo a segnalarci quanto stava accadendo un mese fa. «Durante l’ultima azione di recupero del pesce, il 16 luglio, ci siamo accorti che il livello dell’acqua si stava abbassando — racconta. — Del resto, recuperare tutto il pesce della valle era impossibile. Mi sembra, però, che la situazione sia relativamente sotto controllo: a occhio, nella pozza ci saranno quattro quintali di pesce vivo e uno di carcasse. Queste, comunque, andrebbero rimosse, per motivi sanitari». Per salvare i pesci vivi, invece, il Comune settimana prossima dovrebbe procedere allo scavo di due buche, che verranno poi riempite con nuova acqua.
Secondo Claudio Miccoli, presidente dell’Associazione cacciatori emiliano-romagnoli, «la prossima settimana è prevista una netta diminuzione della temperatura, che dovrebbe migliorare la situazione, ma il problema resta: per salvare la valle della Canna, bisogna limitare la presenza di pesce. Inoltre servono opere strutturali per assicurare alla valle il ricambio d’acqua per gravità, e non attraverso il pompaggio».