Ravenna, 27 ottobre 2011 - Il clima di tragedia che da domenica pomeriggio aveva investito l’intera comunità senegalese di Ravenna in seguito alla morte di Papa Maior Diop — avvelenato dal monossido di carbonio sprigionatosi dai bracieri nella sua camera da letto, in via Corradina a Fosso Ghiaia — è stato mitigato ieri da una buona notizia: la moglie della vittima, che era rimasta intossicata in modo molto grave, sta meglio e non versa più in coma.

La donna, Aminata Diouf, è stata trasferita dal reparto di Rianimazione del ‘Santa Maria delle Croci’ a quello di Medicina d’urgenza: non è ancora lucidissima, ma sta velocemente recuperando. Il fatto che siano bastati tre giorni di intensissime terapie in ospedale e al Centro iperbarico per scongiurare la morte — al momento del ricovero, Aminata aveva un livello elevatissimo di carbossiemoglobina — ha riportato un po’ di serenità tra tutti i conoscenti. Appena si è risvegliata dal coma, la donna avrebbe chiesto notizie del marito, la cui sorte le è stata ovviamente tenuta nascosta, e del figlio Ousman, 15 anni, che pure era rimasto intossicato, ma fuori pericolo fin dai primi momenti.

Scongiurata la minaccia più grave, per Aminata Diouf resta quella di possibili danni neurologici permanenti, che non si manifestano nell’immediatezza dei fatti e neppure dopo pochi giorni. Per questo motivo, secondo i protocolli previsti per tutte le persone che siano rimaste intossicate gravemente dal monossido di carbnonio, tra una quarantina di giorni la donna dovrà sottoporsi a controlli. A livello nazionale — quindi comprendendo anche territori in cui l’attenzione e la sensibilità per il rischio-monossido sono inferiori rispetto alla nostra provincia — la percentuale di pazienti con conseguenze neurologiche è di due su dieci quando non sia stata effettuata terapia iperbarica e invece praticamente azzerata quando la terapia sia stata svolta. «Il modo in cui è stata affrontata l’emergenza — spiega il direttore del Centro iperbarico, Pasquale Longobardi — ha dimostrato ancora una volta quanto sia importante il ‘lavoro di squadra’». Il medico si riferisce al Pronto soccorso, alla Rianimazione e allo stesso Centro iperbarico: per Papa Maior Diop non c’era nulla da fare, ma, se Aminata Diouf si è salvata, lo deve all’estrema rapidità di intervento di ogni operatore.

Ieri pomeriggio all’obitorio di Ravenna è stata effettuata l’autopsia sul corpo di Papa Maior Diop, disposta dal pm Monica Gargiulo. «Contiamo che tutte le procedure vengano completate entro domani — spiega Babacar Pouye, senegalese, presidente della Consulta degli immigrati — e poter poi procedere al rimpatrio della salma».