Ravenna, 20 dicembre 2011 - UNA DIFESA su tutto il fronte. Chiamata in causa dal Movimento 5 Stelle per la presenza di tracce di diossina nel latte materno, Hera reagisce puntando a ‘smontare’ ogni accusa. Allarme basato su studi scientifici? Niente affatto. Sono stati esaminati gli alimenti assunti dalle donne? Neppure. Termovalorizzatori imputati? Non è vero, anzi, abbattono i ‘veleni’. Tutto è partito dalle analisi che i ‘grillini’ hanno fatto eseguire sul latte di due donne di Savarna e di Porto Corsini, non fumatrici e residenti nelle località da più di 5 anni. Perchè proprio quelle due località? Perchè «si trovano nell’area di ricaduta delle diossine prodotte dall’inceneritore di Hera».

Nel latte della madre di Savarna sono stati rilevati 23,435 picogrammi di diossina per ogni grammo di massa grassa, in quello della madre di Porto Corsini 15,704. Vale a dire, quasi quattro e tre volte il limite di legge stabilito per il latte di mucca, che è di 6 miliardesimi di milligrammo.
 

«QUALSIASI contributo su un tema così delicato come la salute pubblica — replica Hera deve rispondere a criteri di assoluta scientificità: non pare essere questo il caso dello studio sulle diossine. Per ammissione stessa dei committenti, non riveste infatti alcuna rilevanza statistica». «La diossina si assume attraverso gli alimenti — prosegue la multiutility — ed è impossibile pensare che le due donne abbiano mangiato esclusivamente cibo prodotto nel raggio territoriale considerato dall’analisi».

Altro aspetto è il monitoraggio ambientale eseguito da Arpa «in corrispondenza del comparto impiantistico di via Romea Nord in cui è inserito il termovalorizzatore Herambiente, le cui emissioni sono pari circa a un ventesimo dei limiti di legge. Nel corso dei controlli, iniziati nella seconda metà degli anni ’90, Arpa non ha mai rilevato criticità».