Ravenna, 19 aprile 2013 - LA SERATA del 25 aprile 2009, quando Marina si riempì di giovani — 25mila, valutarono polizia e carabinieri — è stata ieri al centro del processo che ha visto condannato il legale rappresentante della Duna degli Orsi, Roberto Tondini, per apertura abusiva di luoghi di pubblico spettacolo o trattenimento. L’entourage della Duna ha fatto sapere che ci sarà appello. Ascoltato come teste del pm il comandante della Polizia municipale Stefano Rossi. Quella sera era in borghese e come lui la vicecomandante Alessandra Bagnara. Con il sindaco Fabrizio Matteucci stavano verificando la situazione in diversi stabilimenti balneari. Alla Duna c’era musica e c’era un affollamento impressionante: «Stimammo circa 3mila persone». Pochi giorni prima la Duna aveva presentato richiesta di autorizzazione per il ‘trattenimento danzante’, ma il Comune non si era ancora pronunciato. Nel 2008 l’autorizzazione era stata concessa per un massimo di 300 persone. «Dopo il 25 aprile — ha riconosciuto Rossi — alla Duna non ci furono altre problematiche».
 

E’ STATA poi la volta di due testi della difesa, ragazzi che lavoravano alla Duna. Hanno ammesso un afflusso enorme, ma non preventivabile, anche da Bologna e Modena e hanno evidenziato come in una spiaggia non sia materialmente possibile limitare gli accessi. «A un certo punto — è stato detto — chi guidava il bagno diede disposizione di spegnere la musica per cercare di convincere molti ad andarsene. Poi la musica fu riaccesa, a volume più basso, perchè c’era il timore che la tensione sfociasse in qualche incidente. La musica fu spenta e riaccesa più volte proprio per cercare di alleggerire il carico di persone».
 

IL PM ha tagliato corto — l’autorizzazione non era stata rilasciata, quell’enorme afflusso era preventivabile e nulla era stato fatto per impedirlo — chiedendo la condanna di Tondini a 2 mesi di arresto e 80 euro di ammenda. Il difensore, l’avvocato Giampaolo Colosimo di Rimini, ha contestato la ricostruzione: nulla di organizzato, l’afflusso era avvenuto in modo spontaneo e in proporzioni non prevedibili. D’altra parte, ha proseguito il legale, i bagni non possono mettere un cancello e quindi non c’è modo di filtrare gli accessi dalla spiaggia; i ripetuti spegnimenti della musica erano altrettanti ‘messaggi’ ai giovani affinchè se ne andassero: di più, la Duna non avrebbe potuto fare. E, quindi, l’imputato andava assolto. Il giudice Rossella Materia non è stata d’accordo ed è andata oltre le richieste del pm: 3 mesi di arresto e 300 euro di ammenda, pena sospesa.