Ravenna, 31 luglio 2013 - Matrimonio per procura: l’espressione fa pensare agli anni di guerra, e ai soldati che, di fronte al rischio di non tornare a casa, sposavano a distanza le loro fidanzate. Eppure ieri mattina, in tempo di pace, un matrimonio del genere è stato celebrato a Palazzo Merlato: era presente lo sposo, Antonio Castracano, pugliese di nascita, ma ravennate da quasi 40 anni. Mancava, invece, la sposa: Marisol Galvez è peruviana, vive a Lima, e non ha potuto raggiungere l’innamorato a Ravenna, perché l’ambasciata italiana le ha negato il visto.

"A quanto sappiamo, è il primo matrimonio per procura celebrato a Ravenna dopo la Seconda guerra mondiale", dice Andrea Maestri, avvocato della coppia. La storia inizia cinque anni fa: Antonio e Marisol si conoscono su Internet, e si piacciono. La storia a distanza diventa seria, tanto che, nel 2011, i due decidono di sposarsi. La donna richiede il visto turistico di tre mesi all’ambasciata italiana a Lima, ma riceve un rifiuto, con questa motivazione: "La sua intenzione di lasciare il territorio degli stati membri prima della scadenza del visto non può essere stabilita con certezza".
 

Insomma, il timore è che Marisol possa rimanere illegalmente sul territorio italiano. Nonostante il ‘promesso sposo’ abbia presentato una dichiarazione di ospitalità e una fideiussione bancaria di oltre mille euro. "La vicenda — fa sapere Maestri — è resa ancora più triste dalla condotta di un traduttore ufficiale peruviano che gravitava intorno all’ambasciata italiana, il quale ha indirizzato a Marisol pesanti avances, millantando, in caso di rifiuto, di poter bloccare il rilascio del visto".

L’ostacolo sembra insormontabile, e del resto celebrare il matrimonio in Perù è quasi impossibile: Antonio Castracano ha un’invalidità che gli renderebbe difficile un viaggio così lungo. E qui inizia la battaglia legale. A dicembre 2011 i termini per il ricorso al Tar sono scaduti, e così l’avvocato presenta ricorso al presidente della Repubblica. La risposta, firmata da Giorgio Napolitano, arriva 10 mesi dopo: ricorso respinto, in base al parere del Consiglio di Stato. Ma intanto il legale della coppia ha deciso di battere una strada quasi inedita: quella del matrimonio per procura. Il tribunale di Ravenna riconosce i "gravi motivi" richiesti dal Codice civile e — nonostante il parere negativo della Procura — dà il via libera alle nozze.
I due, finalmente, si sposano. A undicimila chilometri di distanza l’uno dall’altra, e senza essersi ancora mai incontrati di persona. A fare le veci della sposa è lo stesso Maestri, che ha ricevuto da lei la procura speciale.

"Marisol arriverà a dicembre — dice lo sposo — perché prima deve concludere un contratto di lavoro in patria. Poi vedremo di trovarle un’occupazione qui. In ogni caso io ho una pensione, posso provvedere a entrambi. La burocrazia? Pessima, impedisce alle persone di volersi bene. Ma noi non ci arrendiamo mai".
 

Francesco Monti