Ravenna, 31 dicembre 2013 - Non gli basta essere chiamato "l’uomo che ha raddrizzato la Costa Concordia", anche se per questo merita il titolo di ‘ravennate dell’anno’. Silvio Bartolotti, numero uno della Micoperi che ha realizzato l’operazione di ‘parbuckling’ all’isola del Giglio, dall’alto della sua improvvisa popolarità negli ultimi mesi non ha risparmiato stoccate alla classe dirigente del paese.

Bartolotti, si sente l’uomo dell’anno?
"Poco: mi sento un uomo che lavora".

L’effetto mediatico del raddrizzamento della Concordia ha avuto ripercussioni anche sugli affari?
"Non sono ancora in grado di verificarlo, perché tutte le commesse del 2013 erano maturate nel biennio precedente. Sicuramente il nome di Micoperi ha fatto il giro del mondo, ma la nostra credibilità l’avevamo già costruita. Posso fare un esempio?".

Prego.
"Un anno fa siamo approdati in Messico, per creare una società che fungesse da struttura base per tutto il centro America. Oggi siamo considerati la migliore azienda che opera lì, per la modernità della nostra tecnologia, l’efficienza dei mezzi e la giovane età del nostro personale. Del resto, quello è un paese molto democratico e giovane: il presidente della Repubblica ha 45 anni, il presidente della principale compagnia petrolifera ne ha 38".

In molti hanno detto e scritto che l’operazione Costa Concordia ha ridato dignità all’Italia: condivide o le sembra troppo?
"Ringrazio chi lo dice, e penso che sia vero: dopo che il disastro navale aveva offuscato l’immagine del nostro paese, il raddrizzamento ha restituito brillantezza all’Italia. Ma onoriamo di più il nostro paese con il lavoro quotidiano in tutto il mondo".

Lei ha detto più volte che la classe dirigente del paese non è all’altezza delle imprese come la sua.
"È sotto gli occhi di tutti. Pochi giorni fa ho parlato con un funzionario di Confartigianato: mi ha parlato di decine di licenziamenti nelle imprese ravennati, di aziende che non pagano gli stipendi da sei mesi. Sono amareggiato: so che le imprese hanno grossi problemi, ma non pensavo che fossimo a questo livello. Se un’impresa non paga i dipendenti, forse non è più salvabile".

Di chi è la colpa?
"Le rispondo con un esempio: lo sa che in un anno ho ricevuto quattro visite dell’Agenzia delle entrate? Quelli ogni volta chiedono soldi non dovuti. E ti ‘ricattano’: trovano tre o quattro cose che secondo loro non vanno e dicono ‘Almeno una la devi pagare’. Sono cose tristi".

Cosa chiede alla politica?
"Un passo indietro, a livello nazionale e a livello locale. Serve più umiltà: perché il finanziamento pubblico ai partiti è stato abolito solo dal 2017? I problemi li abbiamo adesso, non fra quattro anni. La politica dovrebbe farsi carico dei problemi sociali, senza pensare ai partiti di appartenenza. Bisogna fraternizzare, come avviene normalmente in Romagna: mai sentito un lughese parlare male di qualcuno in sua assenza".

Ce l’ha più con Roma o con Ravenna?
"Con entrambe. La politica ha creato una marea di posti di lavoro improduttivi, usando aziende pubbliche e cooperative per piazzare parenti e amici: quei posti vanno cancellati. E non è vero che si creerebbe disoccupazione: mandare via un dirigente che guadagna 300 mila euro l’anno vuol dire poter assumere 10 persone".

È per questo che ha appoggiato apertamente Renzi?
"Sì. E le dico una cosa: quel che mi ha fatto più piacere è che alle primarie del Pd hanno votato per Renzi tutti gli italiani. Conosco gente di estrema destra che lo ha votato. E sa perché? Perché lui ha saputo mettersi in gioco. Ora non può permettersi di sbagliare, deve mantenere le promesse che ha fatto: l’istruzione al primo posto, il lavoro subito dopo. Sogno un sistema scolastico che faccia formazione culturale per 12 anni e specializzazione per gli ultimi cinque. Poi a 21 anni ci si laurea, e subito a lavorare".

Francesco Monti