Lugo (Ravenna), 28 marzo 2014 - Sfrattato per una morosità da «tre euro», un lughese di 53 anni Claudio T. e la famiglia dovranno lasciare l’appartamento di via Corelli, a Lugo, addirittura il giorno di Pasqua. E’ scritto nero su bianco sul verbale di udienza redatto recentemente da un giudice onorario del tribunale di Ravenna e il malcapitato lughese potrà ora solo sperare nell’opposizione tardiva al provvedimento. E’ una storia incredibile per quanto intricata dove ad aggravare le difficoltà economiche della famiglia dovute alla crisi si è aggiunta l’applicazione ferrea e anche un po’ cieca di una norma che più che alla giustizia sembra rispondere alla ‘legge di Creonte’.

Il protagonista di questa vicenda aveva preso in locazione l’appartamento il primo novembre 2011 e pattuito un canone annuale di seimila euro. Tutto è andato bene fino all’ottobre del 2013 quando l’uomo, che svolgeva l’attività di imbianchino, ha avuto problemi di lavoro e non è più stato in grado di far fronte alle rate da ottobre a gennaio. Il 28 gennaio il padrone di casa, attraverso un avvocato, ha così intimato lo sfratto all’uomo, alla moglie e ai due figli. All’interessato lo sfratto è stato notificato il 4 febbraio; il 7 l’uomo, dopo aver a fatica racimolato la somma, è andato in banca, all’Unicredit di Lugo, e ha fatto un bonifico all’indirizzo del proprietario per l’esatto ammontare delle rate dovute: euro 1.938,62. Non sapeva o non ha prestato attenzione, Claudio T. che la banca avrebbe incamerato, su quell’ammontare, tre euro e 62 centesimi di commissione così che al proprietario è giunta la somma di 1.935 euro.

L’udienza di convalida dello sfratto era fissata per il 10 marzo davanti al giudice togato titolare della funzione, ma venne rinviata al 17. Quel giorno Claudio T. si ripresentò in tribunale e attese fuori dall’aula del giudice conosciuto. Il fatto è che l’udienza la teneva un giudice onorario e quando il lughese venne a saperlo, l’udienza si era già svolta.

Il giudice onorario, su richiesta del locatore, ha quindi convalidato lo sfratto «dando atto che il conduttore ha corrisposto l’importo di 1.935 euro, rimanendo moroso di euro tre, oltre alle spese». Proprio sul fatto delle spese Claudio. T. avrebbe potuto chiedere la dilazione di pagamento e sui tre euro forse avrebbe potuto anche versarli immediatamente. Certo che a fronte di una morosità per 1.938 euro trovati a fatica, la decisione di liquidare 500 euro di spese legali e 83 euro di Iva e Cpa, non trovano razionale spiegazione. Soprattutto se si tiene conto che nel frattempo la situazione economica del conduttore è rimasta invariata, ovvero deficitaria tanto da maturare altri due mesi di morosità che però nulla hanno a che vedere con il provvedimento di cui si sta parlando posto che nulla in proposito risulta dal verbale di udienza del 17 marzo.

Carlo Raggi