Ravenna, 11 aprile 2014 - È INIZIATA ieri sera, all’obitorio dell’ospedale l’autopsia al corpo di Lorenzo Petronici, il dipendente-socio della Cofari morto in circostanze tutte da chiarire, la notte dell’8 aprile all’interno di un magazzino della Marcegaglia. Petronici aveva 58 anni ed era alle soglie della pensione. L’esame è stato affidato, dal pm Lucrezia Ciriello, al medico legale Donatella Fedeli e vi hanno partecipato anche i due consulenti scelti dalle parti, il medico legale ravennate Giuseppe Venturini, nominato dagli avvocati Ermanno Cicognani e Francesco Manetti, difensori dei 4 indagati, e il professor Giuseppe Fortuni nominato dall’avvocato Lorenzo Valgimigli che tutela la vedova e i figli della vittima.

L’esame autoptico si è protratto fino a tardi e i primi risultati si conosceranno solo oggi: il corpo, a una prima ricognizione esterna, non sembra presentasse segni evidenti di traumi e l’autopsia dovrà accertare eventuali lesioni interne non rilevabili esternamente a cui ricondurre la morte oppure se questa è stata causata da un malore.

SOTTO QUESTO profilo, l’esame autoptico dovrà anche rispondere a un ulteriore quesito, ovvero se quel malore poteva essere previsto in sede di visita medica aziendale, ovvero quella particolare visita che viene ripetuta periodicamente e che deve accertare l’idoneità al lavoro o a un determinato tipo di lavoro, del dipendente. Questo particolare accertamento è inedito per una indagine preliminare su un decesso in ambienti di lavoro ed è conseguenza del fatto che Petronici non era stato sottoposto in azienda alla visita medica periodica scaduta da almeno sei mesi. Proprio per questo il quarto degli indagati per omicidio colposo è il medico aziendale della Cofari.

Gli altri tre sono l’amministratore delegato della Marcegaglia, il responsabile della sicurezza dello stabilimento e il presidente di Cofari. Nel caso in cui causa della morte sia stata un malore (e in tal caso forse solo gli esami di laboratorio potranno accertarlo), il medico legale dovrà anche rispondere al quesito se la visita medica realizzata nei tempi scanditi avrebbe potuto prevedere l’evolversi negativo della salute dell’uomo e quindi dichiararlo inabile alla prosecuzione del lavoro.

Carlo Raggi