Lugo (Ravenna), 17 aprile 2014 - Il tono della voce è sereno ma irremovibile. L’infermiera dell’ospedale di Lugo, indagata a piede libero per omicidio volontario, ieri pomeriggio è rimasta per buona parte della giornata a casa. Vive in una località del territorio lughese, in una palazzina popolare che di ristrutturazioni negli ultimi tempi deve averne viste poche. Nel pomeriggio, al citofono, ha risposto di non poter parlare. «Mi dispiace — ha detto gentile e ferma — ma sono qui con mio nipote, sono impegnata, non posso dire niente». Fuori dall’edificio, nel cortile, alcune sedie, dove parte dei condomini si godevano il pomeriggio di sole.

Dietro all’edificio si estende la campagna, sul davanti, oltre la strada, si sviluppa invece il paese.
In serata il secondo tentativo di contattarla. Al citofono la voce è gentile, come prima, ma non ha cambiato idea. Preferisce non commentare quello che le è accaduto negli ultimi giorni.
«Non riesco a scendere — ha risposto alla nostra richiesta di incontrarla — perché mi sto vestendo. Mi scusi ma mi devo preparare per andare fuori a cena». All’esterno della palazzina, sono quasi le 9 di sera, non c’è più nessuno.  Sono rimaste solo le sedie vuote. Alcune finestre sono illuminate e chiuse, altre sono aperte, con le tende colorate che svolazzano al vento.

La donna è indagata in relazione alla morte di una paziente, Rosa Calderoni di 78 anni. Il decesso è sembrato inspiegabile finché l’autopsia non ha rilevato tracce anomale di potassio nel sangue. La donna è seguita dall’avvocato Stefano Dalla Valle. «La mia cliente è molto addolorata a causa delle notizie uscite sulla stampa in maniera così improvvisa e inaspettata. Però è tranquilla da tutti i punti di vista». L’infermiera è al centro dell’indagine perché sarebbe stata lei ad occuparsi della donna nelle ultime ore della sua vita.