Omicidio di Ravenna, Cagnoni chiede il braccialetto elettronico

"Non può più inquinare prove". La richiesta del dermatologo accusato di aver ucciso la moglie Giulia Ballestri, in carcere da sei mesi

Matteo Cagnoni

Matteo Cagnoni

Ravenna, 21 marzo 2017 – Chiede la revoca della misura cautelare. Che significa una cosa precisa: la libertà. Dopo sei mesi di cella, Matteo Cagnoni vorrebbe insomma essere scarcerato. O, se proprio ciò dovesse ancora una volta essergli negato, vorrebbe ottenere i domiciliari con braccialetto elettronico. Una corposa istanza (in totale una ventina di pagine) quella che i suoi avvocati Giovanni Trombini e Francesco Dalaiti hanno depositato venerdì scorso al gip Piervittorio Farinella, lo stesso giudice che a suo tempo aveva confermato la custodia in carcere per Cagnoni. Perché il 51enne dermatologo in cella c’era finito ancora prima che tutti gli atti sul suo fermo per l’omicidio della moglie, la 39enne Giulia Ballestri, approdassero per competenza alla procura di Ravenna.

L’uomo era stato infatti bloccato all’alba del 19 settembre a Firenze nei pressi della villa paterna dopo una iniziale fuga: e così era stato il gip fiorentino a doverne convalidare il fermo e a pronunciarsi sulla misura cautelare da applicare. Che anche quella volta era stata appunto la custodia in carcere. Tra riesami e ricorsi al gip, già altre volte l’indagato – che dopo un periodo iniziale in quello di Sollicciano era poi stato trasferito nel nostrano carcere di Port’Aurea – si era rivolto, invano, al tribunale per ottenere la scarcerazione. Quest’ultima volta la richiesta dei suoi legali giunge alla vigilia di una scadenza temporale fondamentale. Ovvero i sei mesi di indagine (e di carcere per l’unico sospettato). I pm titolari del caso Alessandro Mancini e Cristina D’Aniello potrebbero insomma decidere di chiudere l’indagine con la richiesta di un immediato, rito che proietterebbe Cagnoni direttamente davanti alla corte d’assise. L’altra opzione è quella invece di chiudere l’inchiesta con un avviso di conclusione e poi con la conseguente fissazione di udienza preliminare.

In ogni caso, secondo quanto in buona sostanza rappresentato dalla difesa nella sua istanza, a questo punto non sussisterebbero più le ragioni che hanno fatto finire il 51enne in custodia cautelare. A partire dal pericolo di inquinamento delle prove visto che tutti gli accertamenti sono stati chiusi e i relativi risultati sono stati depositati. Vedi autopsia così come le verifiche, condotte in incidente probatorio (cioè nel contraddittorio delle parti), su diverso materiale isolato dalla squadra Mobile e dai colleghi della Scientifica.

In primis le impronte palmari individuate nella villetta disabitata di via padre Genocchi nella quale la mattina del 16 settembre scorso la 39enne era stata uccisa a bastonate. Sempre secondo l’istanza, sarebbero venuti meno anche il pericolo di eventuale reiterazione del reato e quello di fuga: su quest’ultimo punto, è stato rimarcato il fatto che l’indagato non ha documenti che gli consentirebbe l’espatrio, ovviamente sequestrati. Sulla richiesta di Cagnoni, il quale si è sempre detto innocente, la procura è stata chiamata a dare un proprio parere. E difficilmente sarà di disco verde. In ogni caso, la decisione del giudice potrebbero arrivare già entro le prossime ore.

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