Ravenna, omicidio Ballestri, Cagnoni ha scelto il processo pubblico in assise

Si giocherà il tutto per tutto, rischiando l’ergastolo. Prima udienza il 10 ottobre

Matteo Cagnoni in aula (foto Zani)

Matteo Cagnoni in aula (foto Zani)

Ravenna, 26 giugno 2017 - E alla fine Matteo Cagnoni ha scelto. Nel corso dell’udienza preliminare che si è conclusa oggi pomeriggio al tribunale di Ravenna, il dermatologo, in cella da settembre con l’accusa di aver ucciso la moglie Giulia Ballestri, ha scelto, come forma di processo, di andare in assise. La prima udienza è stata fissata per il 10 ottobre. Mentre il 4 luglio ci sarà udienza interlocutoria per la formazione del fascicolo.

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Quindi niente rito abbreviato, niente sconto di pena come previsto dal rito alternativo. Cagnoni si giocherà tutto in un giudizio pubblico in autunno dove potrebbe anche essere condannato all’ergastolo (pena esclusa invece nel caso di abbreviato, giudizio che avrebbe concesso all’imputato lo sconto di un terzo di pena). 

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Gli avvocati difensori Giovanni Trombini e Francesco Dalaiti avevano chiesto il non luogo a procedere sollevando quattro eccezioni di nullità-inammissibilità per altrettanti atti d'indagine: l'autopsia, l'analisi del contenuto gastrico per la determinazione dell'orario della morte, le intercettazioni telefoniche e l'analisi della scheggia di legno trovata nei jeans dell'imputato e presumibilmente appartenente all'arma del delitto, un tronco di pino.

Dopo la lettura del dispositivo del Gup Antonella Guidomei che ha rinviato a giudizio Cagnoni per l'omicidio pluriaggravato e l'occultamento del cadavere della moglie, la difesa ha chiesto la revoca della misura cautelare o in subordine gli arresti domiciliari con braccialetto elettronico in un appartamento già affittato allo scopo a Ravenna. In aula, oltre ai pm Alessandro Mancini e Cristina D'Aniello che hanno coordinato le indagini della polizia, erano presenti sia Cagnoni che il fratello della vittima, Guido Ballestri.

Nella scorsa udienza il Gup aveva già ammesso quali parti civili il Comune di Ravenna (avvocato Enrico Baldrati), le associazioni Udi-unione donne in Italia e Linea Rosa (avvocati Sonia Lama e Cristina Magnani), i genitori e il fratello della vittima, quest'ultimo costituitosi sia in proprio che per conto dei tre figli che la defunta ha avuto con il marito (avvocato Giovanni Scudellari).