Ravenna, omicidio di Giulia Ballestri, l'ultimo fotogramma col marito prima del delitto

L’accusa: Cagnoni indossava scarpe che si era cambiato poco prima di uccidere

La foto mostrata dal programma di Rete Quattro ‘Quarto grado’ e che mostra le scarpe

La foto mostrata dal programma di Rete Quattro ‘Quarto grado’ e che mostra le scarpe

Ravenna, 27 maggio 2017 - Ci sono loro due che stanno facendo colazione. Sono l’uno seduto davanti all’altra, senza sussulti. Ma si percepisce che c’è tensione: del resto è da tempo che le cose tra marito e moglie non vanno affatto bene. In ogni modo, quella è l’ultima foto di loro due assieme prima che lei poco dopo venga uccisa a bastonate.

A catturarla la mattina del 16 settembre scorso è la telecamera di una pasticceria di via Newton. I figli sono già a scuola; il dermatologo 52enne Matteo Cagnoni e la consorte, la 39enne Giulia Ballestri, siedono giusto per pochi minuti: abbastanza perché la telecamera restituisca dettagli ritenuti dagli inquirenti fondamentali. A partire dalla borsetta bianca della 39enne: la stessa – sostiene ora l’accusa – che si vedrà poi nelle mani di Cagnoni in un altro video, questa volta registrato nel tardo pomeriggio di quella stessa giornata dalle telecamere di sicurezza della villa paterna di Firenze, là dove il 52enne si era recato poche ore dopo la morte di Giulia.

Di particolare rilievo pure le scarpe che Cagnoni indossa all’interno della pasticceria: un paio di Hogan. Quelle invece trovate dalla polizia il giorno del fermo, il 19 settembre, messe ad asciugare su un termosifone della villa paterna, sono delle Timberland la cui suola è peraltro stata ritenuta dagli investigatori sovrapponibile con l’impronta trovata nella villa di famiglia, da tempo disabitata, di via padre Genocchi dove Giulia è stata ammazzata.

La differenza di marca tra le due scarpe, secondo la procura costituisce uno degli elementi per provare che Cagnoni aveva premeditato l’omicidio della moglie: si era cioè portato appresso quella mattina un paio di Timberland da calzare durante le cruente fasi del delitto. Da qui la necessità poi di lavarle e di metterle ad asciugare.

Cagnoni, pur professandosi sempre innocente, non aveva fornito a caldo spiegazioni su quel paio di Timberland accuratamente ripulite sin nel carrarmato. Né lo ha fatto ora in ragione della chiusura dell’indagine; non risulta anzi che sia giunta richiesta nei tempi stabiliti dalla legge per farsi interrogare dai pm o per chiedere ulteriori indagini. E così alla luce della richiesta di rinvio a giudizio appena formulata dalla procura, si va insomma a grandi passi verso l’udienza preliminare che potrebbe essere fissata già entro l’estate.