Sevizia il cane della sua ex e lo lancia dalla finestra, condannato

Era un cucciolo di pitbull, ieri la sentenza

Il cucciolo di pitbull

Il cucciolo di pitbull

Ravenna, 12 settembre 2017 - Prima ha seviziato quel cucciolo di pitbull fino a farlo sanguinare. Poi lo ha infilato dentro a un sacco di plastica. E infine lo ha lanciato dal terrazzo.

Ma oltre ai maltrattamenti ad animale, tra le accuse costate ieri mattina la condanna a un anno e tre mesi di carcere (più le spese processuali) a un 24enne nato a Faenza, ora residente a Forlì e finora incensurato c’erano anche la resistenza a pubblico ufficiale e la violazione di domicilio.

L’incredibile vicenda risale al 10 giugno del 2013. Il giovane in quel momento si trovava in un appartamento di Ammonite assieme all’allora ragazza. Ed è proprio in ragione di una lite domestica che a un certo punto erano intervenuti a quel civico i carabinieri sia dalla caserma di Russi che da quella di Savarna.

La situazione del resto a un certo punto si dev’essere fatta particolarmente calda. Dopotutto, almeno secondo il decreto di citazione a giudizio, all’arrivo dei militari, forse come manovra diversiva, il giovane aveva afferrato quel cucciolo, lo aveva seviziato, aveva minacciato di ucciderlo e infine e lo aveva infilato dentro a un sacco di plastica.

Quindi lo aveva gettato in strada dal terrazzo, che per fortuna si trova al primo piano. Poi da quello stesso terrazzo era scappato lui stesso, finendo però in breve tra le braccia dei militari: e i vani tentativi di divincolarsi, gli erano costati l’accusa più grave come da codice penale, quella di resistenza a pubblico ufficiale.

NEL BAILAMME – prosegue sempre l’accusa – il ragazzo era pure riuscito a sfondare con una testata una porta-finestra del vicino di casa ed era entrato nell’abitazione senza naturalmente il consenso del vicino: uguale a violazione di domicilio.

Alla fine, una volta ricondotto alla ragione, era stato denunciato a piede libero. Mentre il cucciolo – malconcio ma ancora vivo – era stato consegnato a un veterinario. E, dopo essere stato curato, era stato affidato in maniera irreversibile ad altra persona. Ieri davanti al giudice monocratico Andrea Galanti, il vpo Simona Bandini, ripercorrendo quella strana giornata di quattro anni fa, ha chiesto esattamente la condanna poi inflitta al ragazzo, difeso d’ufficio dall’avvocato Filippo Milandri.

Tra le imputazioni figuravano anche l’ingiuria e i danneggiamenti: per questi l’imputato – che non era presente – è stato assolto perché non sono più inquadrati dalla legge come reato.

a.col.