Lugo,foto con paziente appena morta. Procedimento disciplinare vicino per Daniela Poggiali

Rischia la radiazione dal collegio degli infermieri

Daniela Poggiali esce dal carcere di Bologna (Foto Schicchi)

Daniela Poggiali esce dal carcere di Bologna (Foto Schicchi)

Lugo (Ravenna), 12 luglio 2017 -  Non in due fascicoli, ancora pendenti, per la morte di altrettanti pazienti. E nemmeno i due fascicoli per furti in corsia che in primo grado hanno restituito altrettante condanne per un totale di quattro anni e nove mesi di carcere. Il collegio provinciale degli Infermieri, l’Ipasvi, è pronto a chiedere spiegazioni a Daniela Poggiali per le due celeberrime foto che la ritraggono sorridente e con i pollici alzati accanto a una paziente appena deceduta. E così per la 45enne infermiera, assolta venerdì scorso in appello dall’accusa di avere ucciso una sua paziente dopo l’ergastolo rimediato in primo grado, è pronta una convocazione ad hoc.

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La decisione – secondo quanto riferito da fonti confidenziali – è frutto di uno specifico incontro avvenuto lunedì sera proprio all’Ipasvi per fare il punto della situazione. La Poggiali del resto, dopo la scarcerazione, è tornata a tutti gli effetti a essere un’infermiera dell’Ipasvi. Su di lei al momento non gravano procedimenti disciplinari per una ragione che potremmo definire temporale: quando a suo tempo fu convocata in seguito all’apertura dell’indagine per omicidio, chiese qualche settimana ma venne arrestata prima che si potesse presentare per riferire le proprie ragioni. Va inoltre tenuto presente che sul fronte penale, le vicende che la riguardano sono ancora tutte da definire: e naturalmente vige la presunzione d’innocenza fino all’ultimo grado di giudizio.

L’unica vicenda già definita è appunto quella legata alle due foto. Su questo fronte, la Poggiali è stata già licenziata dall’Ausl Romagna con provvedimento passato in giudicato in seguito a specifici ricorsi davanti al giudice del Lavoro non impugnati in Cassazione. Se dunque la donna intendesse tornare a lavorare, potrebbe farlo o per un’altra Ausl o per un soggetto privato.

Dal punto di vista tecnico, dalla convocazione le verranno dati almeno venti giorni. A quel punto dovrebbe presentarsi per spiegare le proprie ragioni davanti alla presidente dell’Ipasvi. E toccherà a quest’ultima decidere poi se archiviare o se presentare il caso davanti al collegio, aprendo di fatto un fascicolo disciplinare, eventualità questa in ragione della quale dovrebbe essere preparato un minuzioso capo d’incolpazione.

La 45enne avrebbe modo di difendersi in un’udienza appositamente fissata. E se le due foto dovessero essere giudicate incompatibili con la professione di infermiera, rischia fino alla radiazione. Ma anche in questo caso potrebbe fare ricorso: prima alla Cceps di Roma, la commissione centrale per gli esercenti le professioni sanitarie. E infine pure in Cassazione. In ogni modo, già entro inizio autunno potrebbe esserci una prima decisione dell’Ipasvi, di qualsiasi segno essa sia.

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