Ravenna, nei guai l’erborista-stregone. Vendeva anche il malocchio

Commerciante 50enne a processo per truffa. Incassava migliaia di euro con riti, ciondoli e talismani

Lino Banfi e Johnny Dorelli nel celebre film del 1982 ‘Occhio, malocchio, prezzemolo e finocchio’

Lino Banfi e Johnny Dorelli nel celebre film del 1982 ‘Occhio, malocchio, prezzemolo e finocchio’

Ravenna, 11 gennaio 2018 - Professione erborista. Passatempo, apprendista stregone. E quando captava negatività sui suoi clienti non esitava a rifilare loro amuleti e talismani, convincendoli a praticare una serie di rituali esoterici per cacciare il malocchio. «Siete voi gli eletti contro il maligno. Dio vi porta sul palmo della mano, ma se interrompete i riti sarete vittima delle forze oscure». Parlava così, alle sue vittime, un 50enne commerciante ravennate, ora a processo per truffa. Sarebbe circonvenzione di incapace se non fosse che a chiedere i danni ci sono addirittura due trentenni, fidanzati, caduti anche loro nella rete di quelle pratiche esoteriche dalla dubbia (eufemismo) efficacia. Le sedute avvenivano nel soppalco della sua erboristeria, ma più spesso l’imputato dava i compiti a casa. Ecco che allora le stanze dei malcapitati si riempivano di specchi, pergamene, pietre magiche da posizionare negli angoli delle stanze, candele, formule e preghiere da pronunciare in gruppo. E che, ovviamente, lui si faceva pagare a peso d’oro. Fatti risalenti tra 2012 e 2013.

La prima a venire a contatto con l’erborista stregone fu la titolare di casa di riposo di una piccola frazione. «Andai da lui per comprare alcuni prodotti, con un biotensor, una sorta di bacchetta, disse che su di me c’erano negatività. E che queste riguardavano anche mia figlia che rischiava la vita perché colpita da magia nera». La donna iniziò ad acquistare ciondoli e assurdità varie, staccando un assegno dopo l’altro e finendo per sperperare qualcosa come 30mila euro. Dopo nove mesi, sentendo puzza di raggiro, troncò i contatti e si rivolse «a un esorcista laico».

Nel frattempo  però, nella rete aveva trascinato anche la figlia e il fidanzato di lei. All’inizio solleticato dall’idea di intraprendere «un percorso spirituale per il benessere», il giovane ieri ha raccontato in Tribunale la sua disavventura, parole sul filo dell’imbarazzo. «L’erborista mi disse che la sorgente della mia negatività veniva dall’ambiente di lavoro, dove in realtà non avevo problemi. E che aveva avuto visione in sogno di stregoni potenti, che mi avevano fatto una fattura e sepolto la mia foto al cimitero. A qual punto, per paura, lasciai il lavoro». Ai tre l’imputato avrebbe detto inoltre che «eravamo il gruppo eletto per aiutare l’umanità, e se uno avesse lasciato il percorso ne avrebbero risentito anche gli altri. Era il 2012, il periodo in cui si parlava dell’Apocalisse e della fine del mondo imminente».

L’imputato, oltre che alle visioni, nell’elenco dei suoi rimedi miracolosi infilava anche quelli suggeriti da un sedicente santone di Torino. Così i suoi clienti praticavano i riti, ciascuno con una finalità ben precisa: «Avere più soldi, riti per l’elevazione dell’umanità, altri di protezione». C’era il rito di Giove, poi quelli previsti durante le festività, a Natale e Capodanno. Il gruppo finì per acquistare una dozzina di specchi, al centro le loro foto per scacciare il maligno. Ma già che c’era il negoziante piazzava anche prodotti fitoterapici, complementari alla stregoneria. Quando le risorse hanno cominciato a scarseggiare i clienti sono rinsaviti. E sono passati alle denunce.