Faenza, "tentò di uccidere i carabinieri". Processo al fantasma, è latitante

L'uomo, 32 anni, è evaso dai domiciliari in una comunità di recupero

Maicol Husovic

Maicol Husovic

Faenza (Ravenna), 21 febbraio 2018 - Ieri mattina, in Tribunale, non c’era. E difficilmente (eufemismo) si presenterà spontaneamente alla prossima udienza fissata ad aprile quando probabilmente sarà emessa la sentenza. A meno che nel frattempo non venga catturato. Da ieri Maicol Husovic, 32enne senza fissa dimora, è ufficialmente un latitante. Accusato di tentato omicidio per avere investito i carabinieri di Faenza dopo una fuga rocambolesca, scarcerato dopo alcuni mesi ed evaso dalla comunità di recupero per alcolisti alla quale era stato destinato dal Tribunale – con l’avallo dell’Ausl –, il giudice Janos Barlotti ha comunicato anche alla difesa che a seguito di ciò gli è stata ripristinata la misura del carcere, anche se di lui si sono perse le tracce. E ora è un ricercato a tutti gli effetti.

Una vicenda che ha fatto rumore. L’uomo fu arrestato il 21 aprile di un anno fa, assieme a un altro nomade, minorenne, dopo un inseguimento mozzafiato lungo le strade faentine e dopo che i due avevano tentato di rubare casseforti da un furgone e dal negozio Angel Store di Lugo, il cui titolare si è costituito parte civile al processo partito ieri. Mentre un secondo a carico del fuggiasco era in calendario anche due giorni fa, per guida senza patente.

Correndo su una Fiat Punto rubata quella sera si era reso protagonista di una folle fuga, a fari spenti aveva imboccato strade e rotonde contromano, compiendo sorpassi da brivido e, una volta raggiunto tra la via Granarolo e la provinciale Naviglio, aveva cercato con brusche frenate e andatura al centro della carreggiata di buttare fuori strada i carabinieri che tentavano di fermarli anche sparando alle gomme. Dopo uno speronamento alla rotonda del centro Le Maioliche, i due erano arrivati al capolinea nei pressi del casello dell’autostrada. Qui, con le gazzelle che sbarravano le vie di fuga e dopo l’ennesima collisione che ha mandato la Punto in testacoda, il conducente ha premuto sul gas tentando di falciare i militari che nel frattempo erano scesi per bloccarlo.

Un appuntato, colpito, è stato sbalzato contro l’auto di servizio, altri due militari si erano messi in salvo per un soffio. Arrestati per tentato omicidio e portati in carcere, prima il nomade si era visto rigettare la liberazione dal Riesame, mentre la Procura col Pm Cristina D’Aniello otteneva il rito immediato per processarli in fretta. Ma quando il servizio di salute mentale si è convinto della sua volontà di disintossicarsi dall’alcol («è emersa maturazione e consapevolezza»), il Tribunale – nonostante il parere contrario della Procura – ha acconsentito alla richiesta di arresti domiciliari in una comunità riminese, la Papa Giovanni XXIII. Dove, però, è rimasto da novembre ed evaso la vigilia del Natale scorso. E ora è irreperibile.

l. p.