Minacce al figlio di Poletti, solidarietà e più protezione

Passaggi di pattuglie più frequenti davanti a casa e ufficio di Manuel Poletti, figlio del ministro del Lavoro

MANUEL POLETTI Indagini in corso sulle 00 minacce al figlio del ministro

MANUEL POLETTI Indagini in corso sulle 00 minacce al figlio del ministro

Ravenna, 8 gennaio 2017 - Tanti messaggi di solidarietà ma anche una accresciuta vigilanza su quelli che potrebbero essere gli obiettivi di chi ha vergato le pesanti minacce. L’allarme per la busta con la sua foto e tre proiettili calibro 9 recapitata lunedì scorso in redazione a Faenza a Manuel Poletti, figlio del ministro Giuliano Poletti, ha fatto scattare un piano della Prefettura a protezione del giornalista 42enne che prevede maggiori passaggi delle auto di polizia e carabinieri proprio davanti alle redazioni del periodico ravennate di cui è direttore, il ‘SetteSereQui’. Nella lista c’è naturalmente anche la sua abitazione di Cesena.

Con ogni probabilità, grande attenzione verrà dedicata pure ai luoghi frequentati dalla madre Anna Venturini, assessore al Comune di Castel Guelfo, nel Bolognese, che nei giorni scorsi, secondo quanto riferito dallo stesso 42enne, era stata raggiunta da due lettere recapitatele in Municipio e contenenti minacce, «seppure più sfumate». Quelle nella missiva con i proiettili sono state invece molto esplicite: «Ti ammazziamo, guardati le spalle». Tanto che il 42enne, in un messaggio di ringraziamento per amici e forze dell’ordine postato ieri su Facebook, ha scritto questo: «Non sono un robot, l’ultima lettera mia ha colpito per la brutalità delle minacce contenute».

Il tenore si è insomma alzato notevolmente rispetto alle minacce condite da insulti indirizzate via Facebook sempre al 42enne poco prima di Natale dopo le contestate frasi del padre sui giovani all’estero. E allegate alla prima denuncia presentata ai carabinieri della Compagnia manfreda. Su questo fronte, bocche cucite da parte degli inquirenti: ma la sensazione è che le indagini siano a buon punto. Che insomma non si sia più di fronte a fantasmi del web con licenza di insultare e minacciare, ma che nel fascicolo aperto dalla procura ravennate ci siano nomi e cognomi.

Intanto l’ordine regionale dei Giornalisti, attraverso il suo presidente Antonio Farné, ha manifestato la propria vicinanza al 42enne rilevando come dalle minacce di morte sui social si sia passati «a una busta con tre proiettili recapitata in redazione. Ancora una volta – ha aggiunto Farné – l’ordine dei Giornalisti esprime solidarietà a Manuel e lo invita a continuare a fare il suo lavoro serenamente. Nello stesso tempo un chiaro invito è rivolto alle forze di polizia affinché non sottovalutino questi segnali inquietanti e continuino a vigilare sulla sicurezza del collega».

Messaggio dal significato analogo è giunto pure dal presidente del Consiglio Paolo Gentiloni che ieri pomeriggio ha contattato il ministro Poletti per esprimere a lui e alla famiglia la «più piena solidarietà per le vili minacce rivolte al figlio Manuel».