Latorre si sfoga con i suoi marò. “Non posso incontrare Girone”

Abbraccio a Faenza. “Se vedo Salvatore ci rispediscono in India”

Il fuciliere di Marina Massimiliano Latorre durante il raduno a Faenza (foto Veca)

Il fuciliere di Marina Massimiliano Latorre durante il raduno a Faenza (foto Veca)

Faenza (Ravenna), 5 dicembre 2016 - Ha scelto Faenza, in Romagna, il fuciliere Massimiliano Latorre (FOTO), per la sua «prima, unica e ultima» uscita pubblica dal ritorno in Italia, nel 2014, per motivi di salute. Nel febbraio del 2012 Latorre e il collega Salvatore Girone erano a bordo della petroliera battente bandiera italiana, Enrica Lexie, in servizio anti pirateria al largo della costa del Kerala. Le autorità indiane accusarono i due marò italiani per la morte di due pescatori scambiati per pirati. Un incubo che ancora continua. All’inizio dello scorso anno Latorre (che come Girone ha sempre respinto tutte le accuse) venne sottoposto ad un intervento chirurgico per una anomalia cardiaca dopo un ictus che lo aveva colpito.

Come sta ora?

"Meglio, mi do da fare. Devo ringraziare la mia compagna che mi ha salvato sia fisicamente sia psicologicamente", risponde Latorre circondato dall’affetto di centinaia di militari e parenti al raduno dell’associazione Leone di San Marco Emilia Romagna - Marche - Abruzzo. "E non scrivete ‘Le mie prigioni’", sorride.

Latorre, è la sua prima uscita pubblica dal ritorno in Italia. Com’è l’incontro con la gente?

"Sono felice di essere qui, è un bel segno di riconoscimento. Siamo un corpo unico. L’anno scorso non ho potuto partecipare al raduno dell’associazione, quest’anno ho voluto fortemente esserci".

Qual è stato l’impatto al suo rientro?

"Sono tornato dall’India per un’operazione al cuore e per molto tempo sono stato confuso. Ora mi sento meglio e mi rendo conto di ciò che mi circonda. Però l’affetto della gente lo percepisco ogni giorno ed è una spinta per andare avanti. Anche se non c’è l’abbraccio fisico, basta un mezzo sguardo per avvertirlo".

Come immagina il suo futuro?

"L’arbitrato internazionale dovrebbe terminare nell’agosto 2018 (sul caso si attende la sentenza dei giudici della Corte dell’Aja, ndr). Non faccio programmi e vivo alla giornata".

Anche Salvatore Girone è rientrato in Italia. Vi siete visti o sentiti?

"No, e mi dispiace molto. Ma nell’attesa che termini il processo non posso avere contatti con lui né direttamente né indirettamente. Neppure una telefonata o un contatto via internet. Nel caso dovesse accadere, rischieremmo di tornare in India".

Come è stato tornare in famiglia dopo il lungo periodo trascorso in India?

"Molto bello, ma posso dirlo solo oggi che dopo l’ictus mi sento più ‘presente’. Del resto la famiglia è anche questa: gli amici, la gente che incontri al bar... Tutti".

Come ha vissuto il lungo periodo in India?

"Soprattutto il periodo in carcere è stato molto pesante sotto tanti punti di vista. Poi piano piano, anche quando ti trovi in una situazione dura come il carcere, metabolizzi quel che ti accade facendo leva sul carattere. In quel momento avevo per la testa tanti pensieri. Mi rendevo conto di rappresentare un reparto, una forza armata e anche un Paese. Poi quando hai le stellette sulla giacca, hai anche un certo tipo di formazione ed educazione. Non bisogna mai avere paura".