Ironman Alex Zanardi. "Lavoro duro, Tokyo 2020 è l’obiettivo"

L'atleta bolognese punta a migliorare il record del mondo tra i disabili

Alex Zanardi dopo una gara

IN TRIONFO Alexa Zanardi dà il ‘cinque’ ai tifosi.

Cervia (Ravenna), 21 settembre 2019 -  Alex Zanardi, che pochi giorni fa è salito sul podio dorato conquistando il titolo di campione del mondo di paraciclismo, torna a Cervia per Ironman Italy Emilia Romagna. E lo fa con grande stile: rilanciando più del doppio. Zanardi, infatti, gareggia nella distanza completa di oggi e nella mezza distanza (l’Ironman 70.3, novità del 2019) di domani. Tra gli obiettivi c’è superare se stesso nella tappa cervese dello scorso anno, dove ha battuto il record del mondo disabili, piazzandosi quinto assoluto, con un tempo incredibile di 8h26’06’’. Il tutto con gli occhi rivolti a Tokio 2020.

Zanardi, è passato un anno. Cosa è successo nel frattempo? «Ogni anno che passa è sempre un peccato, ma è stato ricco di soddisfazioni. È un anno che mi avvicina alla sfida delle olimpiadi di Tokio del 2020. Non ho fretta di arrivarci perché le cose è bello farle, non concluderle».

Lei è l’uomo dei record, l’uomo dell’impossibile, l’uomo che guarda la vita con gli occhi della sfida. Ne è consapevole? «Mi rendo conto che le persone hanno voglia di vedere qualcosa in più in me e mi rendo conto di essere il protagonista di avventure emozionanti. Dopo l’incidente ho cercato di nuovo la sfida e questo suscita nello spettatore un sentimento ancora più grande. Io sono quello che sono, e mi lusinga molto che gli altri vedano questo in me»

Si è preparato con un’equipe e le strategie di integrazione e alimentazione saranno fondamentali. «Con l’Equipe Enervit abbiamo fatto una attività di ricerca, che ha permesso di migliorare le mie prestazioni. È una ricerca che va continuamente aggiornata, perché ognuno di noi è una macchina diversa con un costante bisogno di ricalcolo soprattutto con l’avanzare dell’età. Idratazione, alimentazione e integrazione sono tre elementi fondamentali per qualsiasi atleta, e lo diventano ancora di più quando il fisico ammortizza con più fatica lo stress che l’allenamento impone. Avrò bisogno di loro per Tokio 2020».

Il complimento più bello ricevuto. «Quello di mio nipote, quando era piccolino, perché ha usato la dolcezza e la sincerità unica dei bambini. Dopo un intero pomeriggio a giocare insieme a nascondino e altri giochi, alla sera, a suo padre, ha detto che da grande avrebbe voluto guidare una macchina ed essere senza gambe come lo zio. Lo ha detto come se quello fosse il mio segreto, la mia magia, il mio superpotere».

Il rimprovero che le ha insegnato di più nella vita. «Tutti quelli di mio padre. Ricordo di una gara in cui stavo vincendo e mi misi a fare lo sciocco con il pubblico. Mio padre si arrabbiò molto, mi disse che ogni gara va presa con il massimo della serietà, anche per rispetto verso gli avversari».

Ivano Fossati dice ‘c’è un tempo perfetto’. Lei come interpreta il tempo, come lo utilizza. Che valore dà al tempo? «Il tempo passa, è inevitabile. Possiamo cercare di sfruttarlo senza ansie, ci sono giornate in cui è bello riflettere, pensare mettendo a fuoco i progetti. Occorre andare dove ci spinge la passione, impegnarsi, farlo ogni giorno. Poi le cose poi accadono, perché le fai accadere. Questo è per me il valore del tempo».