Faenza, maltrattò il cane ‘Corry’. Condannata una donna

Sei mesi di reclusione e una multa salata

Il cane 'Corry' aveva una infezione gravissima

Il cane 'Corry' aveva una infezione gravissima

Faenza (Ravenna), 22 settembre 2017 - Sei mesi di reclusione (pena sospesa) e migliaia di euro di danni oltre ad una multa pecuniaria. A tanto è stata condannata, in contumacia, la donna che nel 2014 si trovava a Faenza ed era stata denunciata per il reato di maltrattamento (art. 544 ter C.p) nei confronti di un cane di razza lagotto. E’ arrivata la sentenza di primo grado del giudice Janos Barlotti la vicenda di Corry, il cane maltrattato da una famiglia a Faenza.

Per riassumere la vicenda, l’8 marzo del 2014, dopo alcune segnalazioni, i volontari della sezione dell’Enpa riuscirono, dopo una serie di contatti a ricevere in affidamento, dietro rinuncia, dalla signora il cane che viveva in casa. L’animale, in evidente stato di abbandono, aveva una importante infezione alle vie urinarie. Così grave che, ridotto ad uno scheletro, non riusciva più a muoversi e da qualche tempo era avvolto in un lurido pannolone e fermo su una sedia. La situazione della donna e della famiglia non era per nulla semplice e così la proprietaria acconsentì ad affidare l’animale all’Enpa.

Proprio l’Ente di protezione animali però contestualmente, viste le condizioni nelle quali l’animale viveva presentò al commissariato di polizia una querela nei confronti della donna e di suo marito. Corry fu sottoposto ad una serie di lunghi interventi chirurgici nella clinica veterinaria di Ozzano Emilia e con molta pazienza e dopo molti mesi ricominciò a vivere normalmente tanto che oggi, all’età di 14 anni, è in affido ad una famiglia di faentini. La storia di Corry, diminutivo di coraggio, divenne quasi una favola che travalicò le cronache locali. Si organizzarono raccolte fondi e collette per potergli salvare la vita e diventò anche simbolo di speranza contro i maltrattamenti. La vicenda giudiziaria invece si trasferì nelle aule di tribunale. L’Enpa si costituì parte civile con l’avvocatessa Barbara Liverani a rappresentarla. «Dopo tre udienze – racconta l’avvocatessa Liverani – siamo arrivati in fondo a questa brutta storia, una vicenda che rappresenta anche una vittoria di civiltà».

Il giudice Bartolotti ieri, dopo aver ascoltato i testimoni e aver visionato il materiale fotografico prodotto si è ritirato in camera di consiglio. Ha quindi condannato la donna, che non era presente in aula, a sei mesi di reclusione, pena sospesa, poiché incensurata. Inoltre è stata condannata a 3mila euro di sanzione, 5mila euro per i danni provvisionali oltre al pagamento delle spese legali.

«Se da un lato comprendiamo le difficoltà della famiglia, in una situazione non semplice, dall’altro siamo felicissimi per la sentenza. Un monito contro chi non ha a cuore la cura dei propri animali, oggi è un gran giorno soprattutto per loro, la giustizia ha fatto il suo corso e siamo soddisfatti che siano state riconosciute le colpe degli ex proprietari di Corry». L’ex marito della donna a novembre del 2016 aveva patteggiato una condanna a quattro mesi, pena sospesa.