Ravenna, omicidio Ballestri, la lettera di Cagnoni al Carlino

Esclusiva, il dermatologo in carcere per l'omicidio della moglie Giulia rompe il silenzio e ci scrive. "Sono innocente e sarò assolto"

Il dermatologo Matteo Cagnoni

Il dermatologo Matteo Cagnoni

Ravenna, 10 dicembre 2016 - Matteo Cagnoni, arrestato il 19 settembre per l’omicidio della moglie Giulia Ballestri in una villa di famiglia a Ravenna, ha risposto dal carcere a una lettera del nostro giornalista Andrea Degidi. Di seguito riportiamo il testo:

Gentile sig. Degidi,

ho ricevuto la sua lettera che ho apprezzato per i toni garbati e gentili. Come potrà immaginare, per una questione di sensibilità, cerco di evitare di leggere i vostri articoli sulla vicenda che mi riguarda e che ha portato alla tragica scomparsa di mia moglie. Preferisco le informazioni “filtrate” da altri, o limitarmi talvolta, a sbirciare tra le pagine. (...)

In questo momento non ho tempo né voglia di preoccuparmi di ciò che pensano i ravennati né di fare querele destinate a cadere nel vuoto o di chiedere rettifiche: sarà la verità processuale a mettere le cose al loro posto. Penso sia più opportuno dedicare la mia attenzione alla difesa e spendere la mia energia in altro modo. È stato il tono educato della sua lettera che mi ha convinto a fare una eccezione al silenzio che, assieme ai miei legali, mi sono imposto in fase di indagine. Numerosi quotidiani infatti mi hanno contattato, ma ho sempre ritenuto saggio astenermi dal rispondere. (...)

Le affido questa lettera, di cui i miei legali hanno copia, nella quale risponderò ad alcune delle sue domande, con una chiosa: ribadisco la mia innocenza, la mia totale estraneità a ciò che è accaduto. In questa fase, con le indagini in corso, se rilasciassi dichiarazioni di natura difensiva produrrei il solo effetto indesiderato di alimentare confusione e polemiche, laddove non chiedo altro che compostezza e serenità a tutti, in primis alla pubblica accusa. Desidero solo che le indagini si svolgano correttamente e al riparo da pregiudizi e da tesi frettolosamente assunte a postulati accusatori.

Rispondo volentieri alla domanda sulla mia esperienza carceraria, in particolare nella Casa Circondariale di Ravenna, dove mi trovo adesso. È chiaro che lontano dai miei figli, che spero di riabbracciare presto, non posso affermare di star bene. Diciamo piuttosto che ho cercato da subito di adattarmi ad una condizione nuova di vita, imprevista per quanto difficile, nel migliore dei modi: reagendo con forza e trovando in me le risorse per affrontare questa battaglia.

(...) Scrivo da un luogo accogliente, il carcere di Ravenna. Si tratta di un istituto che dovrebbe essere preso ad esempio. Una piccola realtà ottimamente organizzata che a mio avviso è in grado di dare un senso alla detenzione, fornendo gli strumenti per un serio tentativo di recupero del detenuto. (...) Per quanto riguarda gli amici e i parenti sono tutti con me. Mi sono molto vicini, mi sostengono e soffrono per la mia condizione. Ricevo molte lettere nelle quali mi danno notizie del mondo esterno, mi fanno coraggio e si augurano di rivedermi presto tra loro. Direi che è proprio in questi momenti che si misura il valore dell’amicizia. Alcuni vengono spesso a trovarmi mentre altri purtroppo non sono stati autorizzati.

Riguardo al mio futuro sono fiducioso di essere restituito presto alla mia vita, anche se preferisco, al momento, considerarla composta da vari segmenti e affrontarne uno alla volta. Mi sono affidato all’avvocato Trombini del foro di Bologna, uno dei migliori penalisti d’Italia con alle spalle numerosi successi nelle aule di tribunale, che si è avvalso di una équipe di consulenti di primissimo piano.

Per quanto riguarda la sua ultima domanda, una volta assolto tornerò al mio lavoro e dedicherò tutta la vita ai miei figli, unica mia ragione di vita. Concludo richiamando la chiosa (...). Riguarda la pittoresca e a tratti ingiusta e indecorosa rappresentazione mediatica della mia personalità. Una fra tutte l’invenzione della Bentley Bianca, utilizzata come prolungamento della mia personalità, per conquistare la ragazza che sarebbe diventata mia moglie. Non desidero, in questa sede né altrove, svelare dettagli sulla origine della mia relazione amorosa con Giulia. Di sicuro non è stato il frutto della volgare esibizione di un “macchinone” che non ho mai posseduto, né utilizzato neanche come passeggero.

Amante da sempre del Regno Unito, dove ho vissuto per ragioni di studio e dove mi sono recato anche recentemente con mia figlia Rachele, chi mi conosce sa bene come la mia natura sia completamente all’opposto di quella dipinta e di come il mio paradigma sia “l’understatement” anglosassone e non la pacchianeria. Da sempre anche i nemici mi riconoscono un certo stile che non contempla la volgarità.

Matteo Cagnoni