Omicidio Ballestri, Cagnoni scrive dal carcere. Ma parla appena della moglie Giulia

Nella lettera del medico tanti dettagli secondari: "Bentley? Mai usata"

Ravenna, i rilievi della polizia scientifica dopo l’omicidio di Giulia Ballestri  (Zani)

Ravenna, i rilievi della polizia scientifica dopo l’omicidio di Giulia Ballestri (Zani)

Ravenna, 10 dicembre 2016 - La morte della moglie, uccisa a bastonate la mattina del 16 settembre scorso in una villa di famiglia a Ravenna e ritrovata tre giorni dopo, la liquida come «tragica scomparsa». E poi più nulla su di lei. Indagini preliminari in corso, certo: «E in questa fase se rilasciassi dichiarazioni, produrrei il solo effetto indesiderato di alimentare confusione e polemiche».

Ciò che un po’ disorienta nella lettura della lettera di oltre sei pagine di Matteo Cagnoni, in cella dal 19 settembre con l’accusa di omicidio pluriaggravato, è la dissertazione di un’intera pagina su una Bentley bianca: vettura che qualche giornale in passato gli aveva attribuito come strumento per la conquista della defunta consorte, la 39enne Giulia Ballestri. Qui il 51enne dermatologo ravennate si è preoccupato di precisare che lui proprio non è così: che la sua natura è «completamente all’opposto» e che il suo paradigma non è «la pacchianeria».

E dire che Cagnoni, in carcere da un mesetto nella sua Ravenna dopo altrettanto tempo passato in una cella fiorentina, avrebbe ben altro da cui difendersi. Per la Procura non solo avrebbe massacrato la moglie con una dozzina di bastonate in testa, dopo averla attirata con una scusa in una loro villa disabitata nel centro della città romagnola. Ma ne avrebbe pure nascosto il cadavere in cantina.

Movente netto per i Pm: lei lo voleva lasciare per un altro. Ciò che invece ha lasciato lui – prosegue l’accusa – sono parziali impronte palmari su una parete insanguinata. Ma a tenerlo in carcere, ci sono pure messaggi sull’accaduto inviati a due amiche oltre a tante contraddizioni manifestate durante l’interrogatorio di convalida.

Fin qui una custodia cautelare granitica a fronte di una richiesta di domiciliari nella villa fiorentina del padre, di recente indagato in concorso nell’occultamento di cadavere, là dove il 51enne era stato fermato.

E Cagnoni dalla cella scrive: tante lettere agli amici di un tempo. Per la prima volta – per sua stessa ammissione – ora si è rivolto a un giornale. Gli avevamo scritto per chiedergli di esprimersi direttamente sul suo caso giudiziario, di raccontarci del carcere, dei rapporti con amici e parenti e di cosa spera per il futuro. Nella sua risposta, la «tragica scomparsa» della moglie ha trovato davvero poco spazio. Anche se sul punto, non ha cambiato idea: «Ribadisco la mia innocenza».

 

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