Omicidio Ballestri, isolate impronte: "Utili a identificare il killer"

La perizia: "Sono nette". Ora saranno comparate con quelle di Matteo Cagnoni

La scientifica al lavoro nella villetta di via Padre Genocchi

La scientifica al lavoro nella villetta di via Padre Genocchi

Ravenna, 10 gennaio 2016 – Le due impronte sul sangue isolate nella villa dell’omicidio sono di una sola mano e sono facilmente confrontabili con quelle del sospettato. Tanto che la prima presenta almeno venti punti caratteristici e l’altra arriva addirittura a trenta: per la giurisprudenza italiana, peraltro molto garantista in materia, bastano 16-17 punti uguali per arrivare a un giudizio di identificazione.

Dunque quanto uscito dalla relazione che il chimico forense Oscar Ghizzoni ha illustrato ieri mattina davanti al gip Piervittorio Farinella e alle parti rappresenta un pezzo molto importante delle fondamenta del procedimento che da quasi quattro mesi vede in carcere il 51enne dermatologo Matteo Cagnoni con l’accusa di avere ucciso il 16 settembre scorso a bastonate la moglie, la 39enne Giulia Ballestri, all’interno della loro villa da tempo disabitata di via padre Genocchi. A questo punto però solo un’analisi genetica e una comparativa potranno dire se il sangue appartenga sicuramente alla vittima e se le impronte siano effettivamente del sospettato.

In ogni modo, non era così scontato che i due reperti fossero ben leggibili alla luce dei molti fattori capaci di influire su tale dato. Nel nostro caso, come ha ricordato il dottor Ghizzoni, si ha a che fare con due frammenti di impronta palmare. Il primo è quello rilevato durante il sopralluogo della polizia scientifica del 23 settembre (cioè a quattro giorni dal ritrovamento del cadavere) a poco meno di un metro dal pavimento sullo spigolo del corridoio che porta alla cantina, cioè la stanza dove fu rinvenuto il corpo della 39enne: qui i punti comparabili risultano essere almeno venti. Per l’accusa (pm Alessandro Mancini e Cristina D’Aniello) è proprio questo il punto della villa nel quale il marito avrebbe scaraventato la moglie contro la parete in un ultimo impeto omicida.

Ma il frammento di impronta, sempre palmare, che presenta più punti caratteristici leggibili, è quello isolato il 20 settembre sul frigorifero dello scantinato a poco più di un metro e mezzo di altezza: qui si arriva a ben trenta.

Non sono invece state trovate impronte utili a un successivo confronto né sulla lima da 35 centimetri con manico in legno né sul sacchetto in plastica con diverse tracce di colore rosso, probabilmente sangue, reperitati dalla scientifica già nel primo sopralluogo, quello del 19 settembre.

Mentre potrebbero essere agevolmente comparate le numerose impronte di piedi nudi e di scarpe isolate nella villa: tutte sono risultate leggibili in maniera chiara. E tuttavia questo punto, che pure figura nella relazione del perito, per espressa richiesta della difesa (avvocati Giovanni Trombini e Francesco Dalaiti) è stato escluso dal resto delle conclusioni in quanto non faceva parte del quesito del giudice che si focalizzava sulle sole impronte dattiloscopiche.

Dal punto di vista tecnico, la prossima tappa è rappresentata dal deposito, atteso a giorni, dei risultati dell’autopsia sulla 39enne i cui familiari sono assistiti dall’avvocato Giovanni Scudellari.