All’ospedale di Cervia (foto repertorio)
Cervia (Ravenna), 30 settembre 2016 - Non solo la procura intende capire quale sia stata la causa della morte di quella paziente. Ma vuole chiarire pure se vi possa essere stata una relazione tra questo decesso in corsia e le somministrazioni endovenose fatte da un infermiere. È per questa ragione che in seguito alla morte di una 67enne cervese avvenuta nella notte tra domenica e lunedì nel reparto lungodegenti dell’ospedale di Cervia, un infermiere del posto è stato indagato a piede libero per omicidio colposo.
Il decesso della paziente, segnata da un certo sovrappeso e da diverse patologie tra cui una forma di diabete, era arrivato dopo diverse settimane di ricovero. In ragione di ciò, le indagini coordinate dal pm Angela Scorza e scattate dopo una segnalazione dell’Ausl, si sono concentrate sull’infermiere che da ultimo si era occupato della signora.
In particolare si intende ora chiarire se nell’operato dell’uomo ci possano essere profili di colpa legati all’evento. Nel quesito formulato martedì pomeriggio, il pm ha inoltre chiesto agli esperti incaricati – il medico legale Dario Raniero e la tossicologa Rossella Gottardo – di verificare se nei campioni di sangue prelevati dalla defunta vi siano sostanze estranee all’organismo. In caso affermativo, occorrerà naturalmente arrivare a definire la natura di tali sostanze e la quantità oltre al conseguente ruolo di ciascuna nel decesso del 67enne.
Sessanta giorni di tempo per depositare le conclusioni, anche se le ragioni della morte dovranno – per richiesta esplicita della procura – essere comunicate immediatamente al pm titolare del caso. L’indagato, difeso dall’avvocato Massimo Martini, non ha fin qui nominato propri consulenti di fiducia. A suo carico, in attesa dell’evoluzione del fascicolo, non risulta essere stato preso alcun provvedimento.